Il tutto avviene nel giorno in cui Zelensky è giunto a sorpresa in un porto della regione di Odessa, quello di Chernomorsk, per assistere alle operazioni di carico del grano per l'esportazione in vista della ripresa dell'export dai porti ucraini
È scambio di accuse fra Mosca e Kiev per il bombardamento che ha colpito un centro di detenzione nella zona di Olenivka, nella regione di Donetsk. Qui erano detenuti prigionieri di guerra ucraini, compresi alcuni catturati dopo la caduta di Mariupol, che avevano trascorso mesi bloccati con i civili nell’acciaieria Azovstal e la cui resistenza era diventata il simbolo della sfida ucraina all’aggressione russa. I filorussi hanno riferito di 53 morti e 75 feriti e Mosca, per bocca del rappresentante ufficiale del ministero della Difesa russo, il tenente generale Igor Konashenkov, che ha accusato le forze di Kiev. Che a loro volta non solo negano, ma rilanciano le accuse ai russi, sostenendo che a bombardare il carcere siano stati loro, per coprire torture ed esecuzioni che sarebbero avvenute lì.
Secondo la versione russa, Kiev ha attaccato con i sistemi Himars forniti dagli Usa. Per il capo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, da parte di Kiev c’è stato un bombardamento “deliberato” per “zittire” i soldati del battaglione Azov prigionieri dei filorussi: “il bombardamento è stato deliberato per impedire che i componenti del battaglione Azov testimoniassero in merito ai crimini commessi”, ha detto. E il generale Konashenkov ha definito l’attacco una “sanguinosa provocazione” volta a scoraggiare i soldati ucraini dall’arrendersi, riferimento ai fatti dell’Azovstal di Mariupol.
Mosca è responsabile di una “guerra di informazione per accusare le forze armate ucraine di bombardare le infrastrutture civili e la popolazione e coprire le proprie azioni perfide”, è stata la prima reazione dell’esercito ucraino. Poi parole più dure dai politici. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha accusato la Russia di aver commesso “un altro crimine di guerra agghiacciante”. “Invito tutti i partner a condannare fermamente questa brutale violazione del diritto umanitario internazionale e a riconoscere la Russia come uno stato terrorista”, ha detto ancora Kuleba. Mentre l’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, tramite il suo responsabile Andriy Yermak, ha parlato di “atto terroristico cinico e spregevole”.

Il tutto avviene nel giorno in cui Zelensky è giunto a sorpresa in un porto della regione di Odessa, quello di Chernomorsk, per assistere alle operazioni di carico del grano per l’esportazione in vista della ripresa dell’export dai porti ucraini dando attuazione all’accordo di Istanbul raggiunto da Russia ed Ucraina con Nazioni Unite e Turchia. “Viene caricata la prima imbarcazione, la prima nave dall’inizio della guerra”, ha detto riferendosi a una nave turca. Ha spiegato tuttavia che l’export di grano comincerà con la partenza di diverse navi che erano già cariche ma non potevano lasciare i porti ucraini. “Siamo pronti ad esportare grano ucraino. Stiamo aspettando segnali dai nostri partner sull’inizio del trasporto”, ha scritto Zelensky sui social. Un concetto ribadito anche dal ministro ucraino delle Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, firmatario degli accordi di Istanbul: “Noi siamo pronti”, ha detto parlando con i giornalisti nel porto di Odessa. Dove sono giunti anche gli ambasciatori dei paesi del G7 e i rappresentanti della Turchia.
Le visite ai porti fanno parte di una più ampia spinta dell’Ucraina per mostrare al mondo che è pronta a esportare di nuovo milioni di tonnellate di cereali dopo l’accordo della scorsa settimana. Accordo che ha rischiato di essere messo in discussione a poco più di 24 ore di distanza a causa di un attacco missilistico diretto proprio verso i silos contenenti il grano nel porto di Odessa. L’obiettivo nei prossimi quattro mesi è di ottenere circa 20 milioni di tonnellate di grano da tre porti marittimi ucraini bloccati dall’invasione del 24 febbraio. Questo permetterà a circa quattro-cinque grandi navi al giorno di trasportare grano dai porti ucraini a milioni di persone in Africa, Medioriente e Asia, paesi che stanno già affrontando carenze alimentari e, in alcuni casi, carestie. Da parte sua la Russia, tramite il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha voluto ricordare come sia importante mantenere un “collegamento tra il prelievo di grano dai porti ucraini e lo sblocco delle restrizioni dirette o indirette all’esportazione del nostro grano, fertilizzanti e altri beni verso i mercati globali”.
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