nche la Georgia, teatro di un'imponente manifestazione europeista nelle strade di Tbilisi, dovrebbe vedersi riconoscere la "prospettiva europea", come suggerito dalla Commissione europea

L’Ucraina e la Moldova avranno lo status di paese candidato Ue. E’ questo l’orientamento dei leader europei che giovedì si riuniranno a Bruxelles per il Consiglio europeo. Al momento non risultano veti, nemmeno dall’Ungheria, e c’è “un ampio consenso” che va crescendo, stando alle parole del ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, della presidenza di turno del Consiglio Ue, che ha registrato le posizioni dei Ventisette al Consiglio Affari generali. Anche la Georgia, teatro di un’imponente manifestazione europeista nelle strade di Tbilisi, dovrebbe vedersi riconoscere la “prospettiva europea”, come suggerito dalla Commissione europea. Il quadro si allarga al nuovo impulso che si intende dare al processo di allargamento ai Balcani occidentali, i cui leader si incontreranno con i capi di Stato e di governo dei Ventisette poco prima dell’inizio del vertice. Dopo anni di stallo, è arrivato il momento di rilanciare il processo di allargamento per evitare che i paesi dei Balcani, dopo tanta attesa, possano perdere la speranza e l’entusiasmo di guardare a Bruxelles e dare ascolto alle sirene putiniane, come sta facendo la Serbia. Concedere lo status di candidato a Ucraina e Moldova, anche se in tempi record, non toglie nulla a chi già è in corsa. Serbia e Montenegro proseguono con i cluster sui vari temi nelle rispettive conferenze intergovernative, mentre si spera possa sbloccarsi a breve lo stallo su Albania e Macedonia del Nord. Sui due paesi si vuole procedere di pari passo, anche se l’ostacolo risiede nel veto della Bulgaria al vicino macedone. Il governo di Sofia vorrebbe il riconoscimento di una serie di diritti ai bulgari che vivono in Macedonia. Grandi speranze erano state riposte nelle aperture fatte dal nuovo premier bulgaro, Kiril Petkov, insediatosi a dicembre, la cui intenzione di rimuovere il veto alla domanda della Macedonia del Nord, potrebbe ora costargli la poltrona. La maggioranza del parlamento di Sofia, inquieta anche per la lotta agli oligarchi e alla corruzione intrapresa dal premier, potrebbe già domani toglierli la fiducia. “La presidenza francese cercherà nei prossimi giorni di superare questo stallo, ma il contesto politico è complesso a Sofia in questo momento”, ha constatato Beaune, “il rischio rimane, ma faremo ogni sforzo fino all’ultimo minuto”. L’aggettivo “storico” è quello più usato in questi giorni in vista del vertice Ue. L’Unione europea vuole rilanciare se stessa, il suo ruolo nel contesto geopolitico scosso dall’aggressione russa, e rafforzarsi come potenza nello scacchiere globale. Se fino a poco tempo fa la linea della Francia e di altri paesi europei era quella di rallentare il processo di allargamento per lavorare sulla ricerca di un equilibrio interno, oggi questa impostazione è del tutto superata. Si cerca di dare un messaggio a Est e strappare ampi territori alla sfera di influenza russa. “Vi rassicuro che quando apriremo i colloqui di adesione con Macedonia del Nord e Albania questo porterà un capitolo totalmente nuovo nei nostri rapporti coi Balcani occidentali perché l’allargamento sarà più tangibile, passeremo ai negoziati concreti sui capitoli”, e “questo imprimerà una nuova dinamica al processo di allargamento nei Balcani”, ha affermato il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic. Alle decisioni che i leader prenderanno giovedì e venerdì guarda con grande aspettativa anche il Parlamento europeo. I prossimi giorni “saranno fondamentali” per il destino dell’Europa, ha sottolineato la presidente Roberta Metsola, in visita in Finlandia, “ci sono diversi percorsi di integrazione, ogni paese ha il suo, ma questo è il momento per noi di aprire quella porta

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