Il fondatore del sito che ha pubblicato documenti top secret per la giustizia USA deve rispondere di 17 accuse di spionaggio. Amnesty: "Messaggio agghiacciante per tutti i giornalisti del mondo"

 Il governo britannico ha approvato l’estradizione negli Stati Uniti del fondatore di WikiLeaks Julian Assange per affrontare le accuse di spionaggio. La ministra dell’Interno Priti Patel ha firmato l’ordine di estradizione. Assange ha 14 giorni per presentare ricorso e WikiLeaks ha già annunciato che lo farà. “Questo è un giorno buio per la libertà di stampa e per la democrazia britannica”, ha scritto l’organizzazione su Twitter, “chiunque in questo Paese tenga alla libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente del fatto che la ministra dell’Interno abbia approvato l’estradizione di Julian Assange negli Usa, il Paese che ha complottato per assassinarlo”.

 “Oggi non è la fine della lotta. È solo l’inizio di una nuova battaglia legale”, ha detto la moglie di Julian Assange, Stella, denunciando “un giorno oscuro per la libertà di stampa e per la democrazia britannica”, “Julian non ha fatto nulla di male, non ha commesso alcun crimine e non è un criminale. È un giornalista e un editore, e viene punito per aver fatto il suo lavoro”. Il ministero dell’Interno sostiene invece che “i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto che sarebbe oppressivo, ingiusto o un abuso processuale estradare Assange. Né hanno ritenuto che l’estradizione sarebbe incompatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione, e che mentre si trova negli Stati Uniti non sarà trattato in modo appropriato, anche in relazione alla sua salute”.

 Secondo Amnesty International la decisione britannica “pone Assange in grande pericolo e invia un messaggio agghiacciante ai giornalisti in ogni parte del mondo”. “Se l’estradizione andrà avanti, Assange correrà il grande rischio di essere posto in isolamento prolungato, in violazione del divieto di maltrattamenti e torture. Le assicurazioni diplomatiche fornite dagli Usa, secondo le quali Assange non sarà tenuto in isolamento, non possono essere prese sul serio dati i precedenti”, attacca Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty, che chiede al Regno Unito di non estradare Assange e agli Usa di annullare le accuse affinché Assange sia liberato.

 Gli Stati Uniti hanno chiesto alle autorità britanniche l’estradizione in modo che il giornalista, programmatore e attivista australiano possa essere processato per 17 accuse di spionaggio e un’accusa di uso improprio di computer. Gli avvocati di Assange sostengono che potrebbe rischiare fino a 175 anni di carcere se fosse condannato, anche se le autorità statunitensi ritengono che la condanna sarebbe inferiore.

 I pubblici ministeri statunitensi affermano che Assange abbia aiutato illegalmente l’ex analista dell’intelligence dell’esercito americano Chelsea Manning a rubare documenti diplomatici riservati e file militari che WikiLeaks ha successivamente pubblicato. Il sito, fondato nel 2006, giunge all’attenzione internazionale nel 2010 quando fa trapelare una serie di notizie fornite da Manning su possibili crimini di guerra. Rende pubblici oltre 250mila documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come confidenziali o segreti. Nel 2010 viene aperta un’inchiesta in Virginia, mentre molti gli addebitano di collaborare con la Russia. Arrivano poi dalla Svezia accuse di stupro e un mandato di arresto nel 2012. Per evitare l’estrazione, Assange si è rifugiato nell’ambasciata a Londra dell’Ecuador, allora guidato dal presidente Rafael Correa, che gli concede protezione. Rimane lì per 7 anni, fino a quando, nel 2019, il nuovo presidente Lenin Moreno gli revoca l’asilo. L’11 aprile è stato preso in consegna dalla polizia britannica. Nel 2021 un tribunale stabilisce che la salute mentale del fondatore di WikiLeaks non gli consente di reggere le dure condizioni carcerarie statunitensi.
Decisione ribaltata a dicembre dell’Alta corte di Londra. La Corte suprema del Regno Unito a marzo nega la possibilità di ricorso contro l’estradizione negli Stati Uniti, confermata ad aprile da un giudice della Westminster Magistrates’ Court, che ha rinviato il caso alla ministra dell’Interno Priti Patel per una decisione. Per ong, attivisti e entourage di Assange, però, la battaglia non è ancora finita.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata