Nel suo discorso a Mosca il presidente russo rivendica la sua "operazione militare speciale" ma non spinge il conflitto a uno step successivo

Nell’attesissimo discorso pronunciato sulla Piazza rossa in occasione del Giorno della vittoria, il presidente russo Vladimir Putin rivendica la sua “operazione militare speciale” in Ucraina, ma non spinge la guerra a uno step successivo. Anzi, il leader di Mosca evita di pronunciare esplicitamente la parola, come temuto alla vigilia delle celebrazioni per la vittoria sul nazismo, nonostante le smentite del Cremlino, concentrandosi sulle motivazioni che lo avrebbero spinto a questo gesto e attaccando frontalmente la Nato e l’Occidente, che “non ha voluto ascoltarci”.

Secondo Putin l’Alleanza atlantica ha portato ai confini della Russia una “minaccia per noi assolutamente inaccettabile”. Per questo la decisione di invadere l’Ucraina è stata “tempestiva e l’unica giusta”. Una scelta presa da “un Paese sovrano, forte e indipendente”. A differenza degli stati “satelliti” di Washington, che “devono fingere di non accorgersi di nulla e ingoiare docilmente tutto”, mentre la Russia “ha un carattere diverso”.<br

Putin butta la palla nel campo avversario dicendo che Mosca ha “rifiutato preventivamente l’aggressione” da parte dei “nemici della Russia”, che hanno cercato di usare “bande di terroristi internazionali” per “seminare inimicizia nazionale e religiosa per indebolirci e dividerci dall’interno, ma niente di questo è riuscito”. A ciò si aggiunge “l’operazione punitiva” che, a dire di Putin, l’Ucraina e i suoi alleati stavano preparando nel Donbass e per “un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea”.

Il presidente russo dedica poi un passaggio del suo discorso ai caduti in Ucraina. “La morte di ciascuno dei nostri soldati e ufficiali è un dolore per tutti noi e una perdita irreparabile per parenti e amici, faremo di tutto per aiutare le loro famiglie”. Mentre i militari “stanno combattendo insieme come fratelli per la nostra gente nel Donbass, per la sicurezza della nostra patria”.

In una Piazza rossa gremita da circa 11mila soldati divisi in 33 colonne, con sfoggio di carri armati, armamenti e dell’aereo anti attacco nucleare Ilyushin-80, ma dove non si è potuta tenere la parte aerea della parata a causa – almeno secondo quanto riferito dal Cremlino – delle condizioni meteo, risuona forte anche ciò che Putin non ha detto. Nessun accenno proprio al nucleare, o a un’escaltion del conflitto, ma un monito a essere vigili nel “fare di tutto affinché l’orrore di una guerra globale non succeda più”.

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