L'obiettivo di Mosca è quello di arrivare alla "completa liberazione delle repubbliche di Donetsk e Luhansk" dove Mariupol è una delle città simbolo

L’acciaieria ‘Azovstal’ di Mariupol è sempre più il simbolo della guerra fra Russia e Ucraina. Nello stabilimento restano asserragliati i militanti del discusso battaglione Azov, ma non solo. Con loro anche diverse centinaia di civili. E per non essere nuovamente accusata di un altro massacro Mosca offre loro un corridoio umanitario nel pomeriggio. Secondo i russi a usufruirne sono in 120. Per chi invece decide di restare non restano che le bombe. Secondo un vice comandante del battaglione Azov sull’impianto sono stati sganciati ordigni “super potenti” che lo hanno “praticamente distrutto”.

E’ la “nuova fase” della “operazione militare speciale” indicata dal ministero degli Esteri russo, Sergei Lavrov. L’obiettivo di Mosca è quello di arrivare alla “completa liberazione delle repubbliche di Donetsk e Luhansk” dove Mariupol è una delle città simbolo. Il capo della diplomazia di Mosca ribadisce che la Russia “non sta valutando la possibilità di utilizzare armi nucleari in Ucraina” e che gli obiettivi colpiti sono “militari e non civili”. A tal proposito giungono notizie discordanti in merito a quanto accaduto in un ospedale della stessa Mariupol sito a pochi passi dall’acciaieria Azovstal. Secondo un deputato di Kiev sotto la struttura, colpita in giornata da una bomba, ci sarebbero almeno 300 persone. Diversa la versione del vice sindaco della città Petro Andryushchenko. “Mariupol è sotto pesante bombardamento ma da molto tempo nessuno si nasconde nell’edificio dell’ospedale che è stato distrutto”, dichiara. Secondo alcuni analisti occidentali il fronte su cui l’esercito russo sta attaccando nel Donbass è di 480 chilometri. Una vera e propria offensiva di massa dove a farla da padrone sono i bombardamenti, che a Kharkiv avrebbero causato cinque morti fra i civili. E non si arrestano le notizie su quanto accaduto nelle città periferiche di Kiev quando erano sotto il controllo dei soldati russi. A Bucha il sindaco parla del ritrovamento di “420 corpi” appartenenti a cittadini e “più di 200 risultano scomparsi”.

Uno scenario tetro nel quale Joe Biden riunisce in una video call i vertici degli Alleati, compreso il premier italiano Mario Draghi. Il ‘modus operandi’ resta sempre lo stesso: nuove sanzioni a Mosca e impegno nel rifornire l’Ucraina di armi, ma senza farsi coinvolgere in prima persona nel conflitto. Fonti del Difesa di Washington spiegano che gli Stati Uniti sono al lavoro “24 ore su 24” per dare a Kiev nuovo supporto militare “a una velocità mai vista prima” e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parla di “nuovi costi” da “imporre” al Cremlino perché Putin “deve fermare subito la guerra”. Sanzioni “più dure” alla Russia vengono preannunciate anche da Ursula Von der Leyen. La presidente della Commissione Ue nei prossimi giorni sarà in viaggio in India, uno dei Paesi che ha assunto una posizione equidistante in merito al conflitto. Dall’oriente infine arriva anche l’ennesimo segnale dalla Cina. Pechino infatti annuncia che rafforzerà il “coordinamento strategico” con Mosca tramite “una cooperazione vantaggiosa per tutti che salvaguarderà congiuntamente gli interessi comuni di entrambe le parti”.

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