Al Consiglio Atlantico anche il ministro degli Esteri ucraino Kuleba

“Dobbiamo essere realistici e renderci conto che questo conflitto può durare a lungo, molti mesi e anche anni”. Per questo occorre prepararsi per il lungo periodo e nel frattempo continuare a supportare l’Ucraina, sostenere le sanzioni e rafforzare la deterrenza. E’ il messaggio lanciato dal Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ai ministri degli Esteri alleati riuniti a Bruxelles per un Consiglio atlantico allargato ai ministri di alcuni paesi partner: Georgia, Finlandia, Svezia, Unione Europea, ma anche – nel Pacifico – Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud. I piani di Putin non sono cambiati, ha sottolineato Stoltenberg, il capo del Cremlino ha ancora “l’ambizione di controllare l’intera Ucraina e anche di riscrivere l’ordine internazionale”.

Gli orrori di Bucha continuano a sconvolgere gli alleati e l’Ue. Per il segretario Nato “mostrano la vera natura di Putin”, per questo gli alleati e l’Ue si sono impegnati a collaborare nelle indagini sui crimini di guerra. “L’umanità stessa è stata uccisa a Bucha”, ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Allo stesso tempo occorre dare più sostegno a Kiev. Al Consiglio atlantico prenderà parte anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, al quale i ministri degli Esteri alleati dovrebbero assicurare un supporto maggiore in termini di armamenti, mentre ci si aspetta un’offensiva maggiore da parte delle truppe russe sul fronte Est dopo il riposizionamento a Nord. Sul fronte delle sanzioni, aumenta la pressione sulla Russia ma da più parti iniziano ad essere sollevati i primi dubbi sulla loro effettiva efficacia. Più di 200 europarlamentari hanno chiesto un Consiglio europeo straordinario in cui i leader Ue decidano una volta per tutte di tagliare i ponti con Mosca. E sul piatto c’è sempre la questione del gas, che frutta fino a 800 milioni al giorno dall’Ue per le casse del Cremlino. A rivelare la contraddizione è lo stesso Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell.

“All’Ucraina abbiamo dato un miliardo di euro dallo European Peace Facility, in due diverse tranche. Potrebbe sembrare tanto ma un miliardo di euro è quello che paghiamo a Putin ogni giorno per l’energia che ci fornisce dall’inizio della guerra. Gli abbiamo dato 35 miliardi di euro rispetto a 1 miliardo che abbiamo dato all’Ucraina in armi”, ha detto il capo della diplomazia Ue nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo. “Questa gigantesca differenza deve evidenziare l’importanza e la necessità di attuare ciò che il Consiglio ha chiesto di fare. Dobbiamo ridurre la dipendenza energetica”, ha chiosato. E non poteva essere più esplicito il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Le misure sul petrolio e anche sul gas saranno necessarie prima o poi”, ha ammesso nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo.

Da Budapest, che ha minacciato il veto su uno stop al gas russo, il premier Victor Orban, forte della rielezione, si è detto pronto a pagare in rubli il gas a Mosca, contraddicendo la posizione dell’Ue. Ma il segretario Nato, che ha voluto sentire il premier ungherese, tranquillizza sull’unità dei tutti gli alleati contro l’aggressione di Putin.

Intanto a Bruxelles si fa fatica anche a trovare la quadra solo sull’embargo al carbone, che rappresenta una piccola parte dell’import energetico dalla Russia. Oggi gli ambasciatori dell’Ue hanno dovuto rimandare la decisione sull’approvazione del quinto pacchetto di sanzioni a domani per risolvere una serie di problemi tecnici sollevati dagli Stati. L’Italia sostiene il pacchetto, non porrà alcun veto, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ma chiede che allo stesso tempo venga stabilito un tetto massimo al prezzo del gas a livello Ue e un fondo compensativo per l’impatto del conflitto. “Perché il prezzo subirà ancora speculazioni in borsa, e questo noi non ce lo possiamo permettere per le famiglie e per le aziende”.

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