Sergio Mattarella riunisce il Consiglio Supremo di Difesa e dal summit arriva "la più ferma condanna per l'ingiustificabile aggressione militare"

La condanna dell’Italia all’attacco della Russia all’Ucraina arriva di buon mattino. Mario Draghi lo definisce senza mezzi termini “ingiustificato e ingiustificabile” e si dice al lavoro con gli alleati europei e della Nato “per rispondere immediatamente, con unità e determinazione”. Il premier convoca subito una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, alla quale partecipano anche il sottosegretario con delega ai Servizi segreti, Franco Gabrielli, e la direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, con i quali Draghi si trattiene anche a riunione finita. Nel Consiglio dei ministri convocato per attuare alcune direttive Ue, ovviamente, è il dossier Ucraina a prendere subito il sopravvento. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il titolare della Difesa Lorenzo Guerini e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani, relazionano ai colleghi per quel che riguarda le materie di propria competenza. L’ipotesi è quella di un nuovo dislocamento delle truppe italiane sul territorio in accordo con le decisioni che verranno prese in sede Nato. Il Consiglio dei ministri, quindi, potrebbe tornare a riunirsi domani per approvare il decreto necessario a ridisegnare il risiko dei soldati in base anche alla linea emersa dal Consiglio superiore di Difesa. “Abbiamo dato la nostra disponibilità a incrementare ed estendere la nostra presenza nei dispositivi a cui già partecipiamo sul fianco est (eFP in Lettonia, air policing in Romania e assetti navali nelle Standing Naval Forces) – spiega Guerini – Così come abbiamo assicurato la nostra disponibilità a partecipare con i nostri contingenti in ulteriori missioni di rassicurazione e deterrenza sul fianco sud est” e siamo impegnati nelle misure di aumento della prontezza operativa dell’Alleanza. Per Draghi, comunque, è in atto “una vera e propria guerra”. Il premier lo dice chiaro aggiornando i cittadini con uno statement dalla sala dei Galeoni di palazzo Chigi. L’Ucraina è un Paese europeo, una nazione amica. È una democrazia colpita nella propria legittima sovranità – scandisce – Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, la nostra democrazia”. Il presidente del Consiglio conferma che l’ambasciata italiana a Kiev resterà “aperta e pienamente operativa”, pur “in massima allerta, pronta ad adottare ogni necessaria decisione”.

Draghi usa sì il linguaggio della diplomazia, ma anche quello della chiarezza. “L’Italia condivide la posizione più volte espressa anche dagli alleati di voler cercare una soluzione pacifica alla crisi e ho sempre pensato che qualsiasi forma di dialogo dovesse essere sincero e soprattutto utile. Le azioni del governo russo di questi giorni lo rendono nei fatti impossibile”, sentenzia. Di più. L’Italia, l’Unione Europea e tutti gli alleati, aggiunge, “chiedono al Presidente Putin di mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue e di ritirare le proprie forze militari al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina in modo incondizionato”.

La strategia, decisa di concerto con il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e con gli Alleati della Nato, è quella di “potenziare immediatamente le misure di sicurezza sul fianco Est dell’Alleanza”. Avanti anche su “un pacchetto di sanzioni molto dure nei confronti della Russia”.

La linea, ovviamente, è condivisa anche con il Quirinale. Sergio Mattarella riunisce il Consiglio Supremo di Difesa e dal summit arriva “la più ferma condanna per l’ingiustificabile aggressione militare” lanciata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina, che rappresenta “una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale e una concreta minaccia alla sicurezza e alla stabilità globali”. La Repubblica Italiana chiede a Mosca “l’immediata cessazione delle ostilità e il ritiro delle forze fuori dai confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina”. Nell’affrontare la crisi in atto, è la convinzione, è “indispensabile rispondere con unità, tempestività e determinazione” e “agire con forza e lungimiranza per ristabilire il primato del diritto internazionale e la salvaguardia dei principi e dei valori che hanno garantito pace e stabilità al nostro continente”. Perché l’Europa “non precipiti improvvisamente in un vortice di guerre”.

Questa sera il premier sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario che dovrà deliberare le sanzioni. Domani Draghi riferirà in Parlamento con un’informativa urgente (che non prevede un voto di deputati e senatori), mentre martedì svolgerà delle comunicazioni, che saranno invece legittimate da un’espressione del Parlamento.

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