Altro rinvio in Egitto per lo studente arrestato nel febbraio 2020

Ennesimo rinvio per Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato nel febbraio 2020 al Cairo con l’accusa di propoganda sovversiva. È stata infatti prolungata la sua custodia cautelare in carcere di altri 45 giorni. A darne notizia è il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.  “Quarantotto ore ci sono volute per conoscere un esito che in molti davamo purtroppo per scontato. Altri 45 giorni di carcere per Patrick Zaki, una detenzione senza processo, senza possibilità di difendersi che supererà l’anno e mezzo il prossimo 8 agosto. È una situazione drammatica quella di Patrick”, ha spiegato Noury.

“Mi chiedo se anche alla luce del secondo voto del Parlamento la settimana scorsa in favore di Patrick Zaki il governo italiano continuerà a usare le solite parole – cautela, silenzio – o se vorrà prendere finalmente qualche iniziativa per manifestare il proprio malcontento alle autorità egiziane per questa situazione, che è arbitraria, illegale ed estremamente crudele”, ha aggiunto ancora Noury che poi ha lanciato un appello: “In questo mese di agosto che si approssima, che Patrick passerà in carcere, non lo abbandoniamo. Non chiudiamo tutto, continuiamo a stare vicino a lui perché ha bisogno di tutte e di tutti noi”. 

Gli attivisti su Facebook: “Ieri primo interrogatorio Zaki da febbraio 2020”

 “Martedì si è tenuta una sessione investigativa per Patrick Zaki da parte della Procura Suprema di Sicurezza dello Stato, una misura presa per la prima volta dalla prima settimana del suo arresto nel febbraio 2020. L’indagine è durata più di due ore, durante le quali Patrick è stato interrogato in dettaglio sulla natura del suo lavoro, sui suoi progetti di ricerca passati e sul suo background formativo”. Lo hanno reso noto gli attivisti della rete Patrick Libero in un post su Facebook.

“Speriamo che le nuove misure”, sottolineano, “non siano un’indicazione di sviluppi negativi che renderebbero la vita di Patrick ancora più difficile. Speriamo che, con la ripresa delle indagini, emerga presto la sua innocenza e che la falsificazione del verbale di arresto sia chiarita. Speriamo anche che l’accusa prenda in considerazione le richieste presentate dai suoi avvocati nel corso di un anno e mezzo di detenzione preventiva: documenti che provano la falsificazione del verbale d’arresto, la sua tortura e la sua detenzione un giorno intero prima della data indicata ufficialmente nel verbale d’arresto falsificato”.

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