L'oppositore in videocollegamento dalla prigione con il tribunale

(LaPresse) Smagrito, con il volto scavato e i capelli rasati. È comparso così Alexei Navalny per la prima volta in pubblico dopo avere interrotto lo sciopero della fame che ha portato avanti per 24 giorni. Nonostante la debolezza fisica, però, in videocollegamento dalla prigione con il tribunale di Mosca in cui si teneva un’udienza del processo a suo carico per diffamazione contro un veterano, l’oppositore numero uno del Cremlino è stato duro ed energico come sempre nei confronti di Vladimir Putin. “Il re nudo”, lo ha definito in un discorso molto sentito, accusando il presidente di provare a governare la Russia “per sempre” e di essere solo interessato a rimanere attaccato al potere. Avvelenato ad agosto del 2020 in Russia, dopo cinque mesi di cure in Germania il 44enne Navalny è rientrato a Mosca e al suo arrivo, il 17 gennaio, è stato arrestato. Da allora sta scontando una condanna a due anni e mezzo di carcere per appropriazione indebita risalente al 2014: la sentenza era sospesa, ma le autorità lo hanno rimesso a processo, nonostante lo scoppio di massicce proteste, per avere violato le condizioni della condanna con la sua permanenza in Germania per le cure. Durante la detenzione, Navalny ha riferito di forti dolori alla schiena e intorpidimento agli arti e chiesto di vedere il suo medico, cosa che gli è stata negata. Da qui l’inizio del digiuno, dal 30 marzo al 23 aprile. Dopo il rincorrersi di appelli dei medici per il peggioramento delle sue condizioni e l’aumento del pressing internazionale sulla Russia, Navalny era stato alla fine trasferito in un carcere con un ospedale.

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