Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato venerdì due articoli dedicati alla “regressione” della libertà di espressione in Marocco. L’autore, Frédéric Bobin, ha riportato gravi accuse sulla base di un’intervista a Maati Mounjib, oppositore politico perseguito in Marocco per evasione fiscale, appropriazione indebita e riciclaggio di denaro dall’estero a favore di un centro di ricerca da lui diretto. La reazione delle autorità marocchine non si è fatta attendere, Rabat ha lamentato in primis di non essere stata interpellata nè ascoltata e non abbia dunque potuto avere modo di confutare le accuse. Nel suo articolo, ha controbattuto Rabat, il giornalista di Le Monde non ha ritenuto interessante per i suoi lettori chiedere conto a Mounjib delle accuse di evasione fiscale, di suoi numerosi conti in banca, suoi e della famiglia che risulterebbero agli atti, centrando l’intervista solo sul suo arresto come oppositore politico.
Le Monde torna anche sui casi di Omar Radi e Souleymane Raissouni, due giornalisti perseguiti dalle autorità marocchine per questioni sessuali: il primo è accusato di aver violentato la collega Hafsa Boutahar, e il secondo di aver rapito e abusato della giovane Mohamed Adam. Anche in questo caso, le autorità marocchine accusano il quotidiano francese di non aver ascoltato le versioni delle vittime, limitandosi ad accusare il Marocco di ‘reprimere’ la libertà di espressione. Una dura replica quella di Rabat che ricorda come nel caso del giornalista Patrick Poivre d´Arvor, Le Monde avesse avuto un approccio opposto, schierandosi a favore delle presunte vittime: allo stesso modo, la stampa francese – insiste il Marocco – non ha esitato ad accusare il noto giornalista di Canal +, Pierre Ménès, di sessismo. Accuse che hanno spinto la direzione di Canal + ad annunciare la sospensione di Ménés. Infine, lo stesso Le Monde secondo le autorità marocchine avrebbe seguito da vicino il caso dello scienziato politico francese Olivier Duhamel accusato di stupro e aggressione sessuale verso il figliastro, molto prima che Duhamel ammettesse personalmente i fatti.
Rabat termina con il chiedersi il perchè di questo doppio registro del quotidiano francese, evidenziando come la presunta campagna antimarocchina di LeMonde abbia visto impiegare anche i canali social, come il post a sostegno di Souleymane Raissouni e Omar Radi, dal titolo: ‘In Marocco il clima repressivo si sta irrigidendo contro la stampa’, post che ha provocato la reazione di una delle vittime, Hafsa Boutahar il quale ha ribattuto su Twitter: “Perché? Quali sono gli obiettivi dietro questo sostegno dei media francesi alle persone accusate di stupro in Marocco”?
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