L'eurodeputata del Pd al campo profughi di Lipa: "Una scena devastante, la situazione è terribile"

Del latte caldo, qualche arancia e un tozzo di pane, distribuiti due volte al giorno. Con le temperature rigide dell’inverno bosniaco, non è abbastanza per gli uomini che popolano il campo profughi di Lipa, a pochi chilometri dal confine con la Croazia.

Si calcola che in Bosnia ci siano circa 9mila migranti, distribuiti in cinque centri di transito. Uno di questi è Lipa. Lì, su un campo innevato lontano dai centri abitati e circondato da filo spinato, sono stipati quasi in mille, respinti decine di volte, alcuni anche al confine con Trieste. L’80% di loro arriva dal lontanissimo Pakistan.

Dormono in tende da 30 o 40, senza corrente elettrica. Quindici docce in tutto, una decina di bagni chimici, acqua centellinata. Gli operatori del campo giurano che il covid non giri, ma non c’è modo di verificarlo. Si è diffusa però, e a tappeto, la scabbia. Sono tutti uomini e ragazzi single, un paio hanno dichiarato di avere 16 anni, ne dimostrano meno, ma di nuovo non c’è modo di verificare.

E’ quello che si è trovata davanti Alessandra Moretti, eurodeputata del Pd, che con una delegazione di S&D ha raggiunto il campo, non senza difficoltà. Con lei, c’erano Pietro Bartolo, Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino. Descrive a LaPresse una “scena devastante”.

Resistere in queste durissime settimane invernali, afferma, “è terribile”. L’accesso ai reporter, prima dell’arrivo degli eurodeputati, era negato da due mesi: “Sono potuti entrare solo grazie a noi”.

Prima di Lipa, l’obiettivo della delegazione era il confine nella foresta di Bojna, verso Velika, dove avvengono i respingimenti più disumani, secondo diversi dossier di Ong. “Volevamo solo arrivare a piedi al confine con la Bosnia per vedere con i nostri occhi cosa succede lì anche alla luce delle denunce”, spiega. Raggiungerlo però non è stato possibile, la polizia ha impedito ai parlamentari di proseguire per due volte. Usciti dalla foresta, la delegazione ha varcato il confine ufficiale, a bordo della propria auto e ha raggiunto il campo così.

“La cosa che mi ha commosso di più, a Lipa, è che ci sono ragazzi che provano e riprovano a passare il confine da due anni”, racconta l’esponente dem.

I migranti lo chiamano ‘the game’. Un tentativo di fuga tra i boschi che può finire con respingimenti e botte. “Fingono anche per i loro figli che sia un gioco, un po’ come ne ‘La vita è Bella’ di Benigni. Molti bambini però finiscono col vedere i propri genitori trattati peggio degli animali”. Le violazioni dei diritti umani che avvengono nei boschi, da parte della polizia croata, secondo i racconti sono gravissime: “I rifugiati vengono spogliati dei pochi effetti personali, spesso malmenati e ributtati in Bosnia”, afferma.

Per la visita e una chiamata all’ambasciata a Roma, il ministero degli Interni croato ha accusato i parlamentari europei di essere stati fonte di destabilizzazione. “E’ una reazione veramente grave”, ribatte Moretti. “E’ un governo europeo che si è permesso di falsificare i fatti, attribuendo a eurodeputati comportamenti non veri, di cui chiederemo conto e risposta”, promette.

Per cambiare passo, “c’è bisogno di tanta Europa, di una nuova politica migratoria, di condivisione di responsabilità”. Per l’europarlamentare, una delle soluzioni è quella di incrementare i corridoi umanitari: “In Bosnia ci sono un migliaio di minori in stato di bisogno, bambini a cui è negato il futuro. In primis è importante per loro, poi ci sono i tanti adulti finiti in sedia a rotelle a causa delle botte ricevute”.

Lavorerà per cambiare le regole di Dublino, che “non si possono più basare sui respingimenti, lo schiaffo più grande che l’Europa possa ricevere”. Ma anche per garantire che le ong possano accedere sempre ai campi, per acquistare beni e servizi dai bosniaci, aiutando le comunità locali. Per attivare un meccanismo di monitoraggio indipendente sulle presunte violazioni. E per “capire bene il ruolo di Frontex”. L’impegno è solenne, la richiesta chiara: “Una discontinuità netta e un quadro con regole che valgano per tutti. Da domani lo dobbiamo pretendere”.

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