Riesplode la protesta nella ex colonia britannica: violata l'intesa 'un paese, due sistemi'

 L'ombra della Cina si allunga su Hong Kong. Dopo mesi di manifestazioni pro-democrazia e scontri con le forze dell'ordine, nel giorno dell'apertura dei lavori dell'Assemblea generale del popolo cinese, Pechino annuncia una stretta sulla ex colonia britannica. All'ordine del giorno spunta una nuova legge di sicurezza nazionale per "stabilire e migliorare il sistema legale e i meccanismi di applicazione della Regione amministrativa speciale di Hong Kong per salvaguardare la sicurezza nazionale", secondo le intenzioni espresse dal premier cinese, Li Keqiang. La bozza della norma, depositata al Congresso nazionale del popolo, verrà votata alla fine della sessione del 28 maggio. In sintesi, sanzionerà secessione, eversione contro lo Stato, terrorismo e interferenze straniere, diventando operativa all'interno della Basic Law, la mini Costituzione locale.

 La Legge fondamentale prevede che le norme cinesi non possono essere applicate se non elencate in una sezione chiamata 'Annex III', dove ne albergano già alcune per lo più relative alla politica estera. Queste normative potrebbero essere introdotte tramite decreto, aggirando il Consiglio legislativo, il Parlamento locale della Città-Stato. E da subito la governatrice, Carrie Lam, si è detta disponibile a collaborare con Pechino per "completare la legislazione il più presto possibile". L'ex colonia britannica gode di uno status speciale, sintetizzato dalla formula 'Un Paese due sistemi'. In virtù dell'accordo fra Londra e Pechino per il passaggio di sovranità di Hong Kong alla Cina nel 1997, il territorio godrà fino al 2047 di uno status speciale di semi-autonomia e di libertà. Ed è proprio questo a preoccupare l'opposizione pro-democrazia ma non solo.

 Una dura condanna arriva dal segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che definisce la bozza di legge fatale per l'autonomia dell'ex colonia britannica, l'equivalente di una "campana che suona a morto" e sollecita "fortemente" Pechino "a riconsiderarla". Il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, invece considera la normativa una "terribile violazione non solo di un accordo ma dei diritti umani". A questo proposito si muove anche il Senato Usa che accelera l'iter di un disegno di legge bipartisan che mira a sanzionare funzionari e istituzioni cinesi, che applicheranno la nuova legge di sicurezza nazionale. Al coro di critiche si uniscono anche Regno Unito, Australia e Canada, che in una dichiarazione congiunta si dicono "profondamente preoccupate". Una reprimenda arriva anche dall'Unione europea e dall'Alto rappresentante, Josep Borrell, che invita la Cina a rispettare l'autonomia del territorio.

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