Fermi i trasporti in 13 città in Cina, allargato il cordone sanitario che coinvolge ora 56 milioni di persone. Confermato il primo contagio in Australia

l bilancio delle vittime del coronavirus è arrivato a 41. La National Health Commission ha riportato un aumento del numero di persone infette a 1.287 con 41 morti. L'ultimo conteggio proviene da 29 province e città di tutta la Cina e comprende 237 pazienti in gravi condizioni. Tutti i decessi sono stati in Cina, di cui 39 nella provincia di Hubei, epicentro dell'epidemia, e uno ciascuno nelle province di Hebei e Heilongjiang. La Cina ha quindi allargato il suo cordone sanitario su più città, limitando i movimenti a 56 milioni di persone. Lo riporta Al Jazeera.

Per l'Organizzazione mondiale della sanità non si può ancora parlare di 'emergenza globale', ma intanto sono stati confermati i primi tre casi in Europa. Sono tutti in Francia e di questi uno è a Bordeaux e l'altro vicino a Parigi. Le autorità hanno affermato che tutte e tre le persone malate hanno viaggiato in Cina. "Probabilmente ne avremo altri", ha detto il ministro della Sanità francese, Agnes Buzyn. E Pechino è corsa ai ripari per cercare di arginare i flussi massicci di questi giorni in vista del capodanno cinese, che cade sabato 25, una delle festività tradizionali più sentite. Il governo ha ordinato a tutte le agenzie di viaggio e agli operatori del settore di sospendere le vendite di tour nazionali e internazionali. Inoltre, ha bloccato i trasporti di almeno 13 città della Cina centrale, dove vivono almeno 36 milioni di persone.

La sezione Juyongguan della Grande Muraglia, quella più vicina a Pechino, le tombe dei Ming e la foresta della pagoda Yinshan Talin sono stati temporaneamente chiusi, come già avvenuto per la Città proibita. Anche Disneyland a Shanghai, una delle maggiori destinazioni turistiche, ha annunciato lo stop fino a data da destinarsi. Annullate migliaia di prenotazioni nei ristoranti, mentre McDonald's ha annunciato la sospensione delle attività in cinque città della provincia di Hubei. Chiuse numerosissime sale, in quello che di solito è uno dei periodi migliori per il botteghino, che l'anno scorso ha generato oltre 800 milioni di dollari in biglietti venduti.

Il virus, intanto, continua a contagiare anche fuori dai confini cinesi. È stato confermato un secondo caso negli Stati Uniti. Si tratta di una 60enne di Chicago, tornata il 13 gennaio da Wuhan. La donna è "in condizioni stabili". A livello nazionale, oltre 2.000 viaggiatori di ritorno negli Usa sono stati sottoposti a screening negli aeroporti americani e 63 pazienti in 22 Stati sono sotto controllo; finora 11 sono risultati negativi al virus. Aumentano, nel frattempo, i contagi in Corea del Sud, Giappone e Singapore. L'ambasciata d'Italia a Pechino ha reso noto che non risultano al momento casi di coronavirus tra gli italiani a Wuhan. Mentre in città iniziano a mancare maschere e dispositivi medici, è stata avviata in tempi record la costruzione di un nuovo ospedale da mille posti letto dedicato alla cura della malattia. La struttura prefabbricata, il cui completamento è previsto per il 3 febbraio, è modellata sull'ospedale Xiaotangshan di Pechino, realizzato nel 2003 per l'emergenza Sars: i lavori, partiti da zero, erano durati appena sei giorni. E in tempi record potrebbe essere pronto per i primi test sull'uomo anche un vaccino: meno di tre mesi, rispetto ai 20 mesi che furono necessari per arrivare a un vaccino sperimentale per la Sars.

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