Si riunisce il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Appelli alla distensione un po' da tutte le capitali. Alto il rischio di una guerra civile che avrebbe conseguenze catastrofiche.

Pesanti scontri nella regione di Sog Al-Khmies Emsihel, a sud di Tripoli, tra gruppi armati dell'est della Libia legati al generale Khalifa Haftar e forze libiche occidentali legate al primo ministro Fayez al-Serraj, mentre queste ultime tentavano di avanzare verso la città montana di Gharyan. A riferirlo in un tweet Libya Observer. In mattinata le avanguardie del piccolo esercito di Haftar erano state respinte, dopo uno scontro a fuoco con una milizia locale (della città di Zawiya) leale al governo di Tripoli, a 27 chilometri dalla capitale. La colonna di automezzi del generale si era impadronita di un posto di blocco dal quale è stata rapidamente sloggiata.

Guterres – La situazione è sempre più tesa ed è anche per questo che il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che era a Tripoli in questi giorni, ha deciso di recarsi a Bengasi per incontrare Haftar: "Lascio la Libia con il cuore pesante e profondamente preoccupato. Spero ancora sia possibile evitare un sanguinoso scontro dentro e intorno a Tripoli – ha scritto poi su Twitter, Guterrez usando toni insolitamente pesanti –  "L'Onu è impegnata a promuovere una soluzione politica e, qualsiasi cosa succeda, l'Onu è impegnata a sostenere il popolo libico", ha scritto ancora Guterres.

Ministri G7 – Anche i ministri degli Esteri di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, riuniti a Saint Malo e Dinard, hanno espresso "la più profonda preoccupazione per le operazioni militari in corso nei pressi di Tripoli, in Libia. Esortiamo tutte le parti coinvolte ad interrompere immediatamente ogni azione militare e ogni ulteriore movimento verso Tripoli, che stanno compromettendo le prospettive del processo politico guidato dalle Nazioni Unite, rischiando di mettere in pericolo la popolazione civile e di prolungare le sofferenze del popolo libico".

"Siamo fermamente convinti che non vi sia soluzione militare al conflitto libico – proseguono i ministri -. Ci opponiamo con forza a qualsiasi azione militare in Libia. Ogni attore o fazione libica che contribuisca ad aggravare ulteriormente il conflitto civile, fa del male a persone innocenti e impedisce il cammino verso la pace che il popolo libico merita".

La crisi – La crisi libica è sull'orlo di un'esplosione che potrebbe essere devastante sia all'interno del Paese, sia per le ripercussioni internazionali che potrebbe avere. Per questo le cancellerie di tutto il mondo seguono con apprensione la vicenda e lanciano messaggi di pace e distensione anche se, ciascuna continua nel pericoloso gioco di sostenere l'uno o l'altro dei contendenti. Questa sera, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si riunisce, su richiesta del Regno Unito, per discutere della situazione libica. 

Come è noto, in Libia, c'è un governo legittimo a Tripoli (quello di Fayez al-Sarraj) riconosciuto dalla comunità internazionale. Haftar comanda nell'area orientale che ha come centro principale Bengasi. A Misurata ci sono ancora truppe fedeli all'Isis e, in mezzo, quasi ogni città o cittadina ha il suo ras locale con il suo manipolo (o piccolo esercito) di uomini armati, alleato di Tripoli o di Bengasi o, spesso, su posizioni più o meno neutrali. In questo quadro, la comunità internazionale cerca di districarsi evitando di far crescere la tensione. Nei giorni scorsi Haftar ha mosso le sue truppe "per liberare" la parte meridionale del Paese da "gruppi terroristi", poi ha proseguito verso Tripoli scatenando il panico internazionale. 

Sullo sfondo c'è anche il desiderio di Haftar di prendere posizione politica sulla Conferenza libica in programma il 14 aprile. Haftar, secondo molti, mostrerebbe i muscoli per affermarsi come unico leader locale in grado di confrontarsi con Tripoli sia sul piano militare che politico. Chiaro che, in questo caso, muovendo truppe e ingaggiando scontri, il rischio di un'esplosione di violenza e di una guerra civile, è sempre alto.

 

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