Nel mirino il dubbio impiego di un assistente quando era europarlamentare

La giustizia europea ha confermato che il capo dell'estrema destra francese Marine Le Pen avrebbe dovuto rimborsare quasi 300.000 euro rivendicati dal Parlamento europeo a causa del dubbio impiego di un assistente quando era europarlamentare.

Il tribunale dell'Ue, con sede a Lussemburgo, ha respinto le istanze della presidente del Rassemblement national (ex Front National) che ha chiesto l'annullamento della decisione di recuperare la somma da parte del Parlamento europeo. Marine Le Pen "non è stata in grado di dimostrare che il suo assistente stava svolgendo alcun compito per lei" e "non ha fornito alcuna prova di alcuna attività (di quest'ultimo) per l'assistenza parlamentare", scrive la corte.

Lo stesso tribunale aveva già respinto l'anno scorso la richiesta di Le Pen di sospendere le detrazioni sul suo stipendio da eurodeputata, decisa dal Parlamento per recuperare la somma dovuta, stimata in 298.500 euro. Marine Le Pen, membro del Parlamento europeo dal 2009 al 2017, ha infatti visto le sue indennità dimezzate dall'inizio del 2017. Questi recuperi sono cessati di fatto quando ha lasciato il Parlamento europeo nel corso del 2017. Le detrazioni effettuate fino a quel momento hanno permesso al Parlamento di recuperare circa 60.000 euro, ha detto all'AFP una fonte parlamentare. Marine Le Pen ha ora due mesi per richiedere un possibile ricorso alla Corte di giustizia dell'Ue.

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