La premier britannica parla dei rapporti futuri tra Regno Unito e Unione Europea
La prima ministra britannica Theresa May ha avvertito che "nessuna delle parti" coinvolte nella Brexit "potrà avere tutto ciò che vuole", chiedendo un "ampio accordo commerciale" ma ammettendo che sarà necessario affrontare "la dura realtà" delle conseguenze dell'uscita dall'Unione europea.
In un lungo discorso in vista dei negoziati sulla futura relazione con Bruxelles, pronunciato da Londra anziché nel nord dell'Inghilterra a causa della molta neve, la leader conservatrice ha confermato che Londra lascerà il mercato unico e l'unione doganale dopo il marzo 2019.
May ha chiesto "l'accordo più ampio e profondo possibile, che copra molti settori e preveda una collaborazione più grande di qualsiasi altro accordo di libero commercio esistente nel mondo". Si è detta "fiduciosa" sul raggiungimento dell'intesa, sottolineando di credere che le divergenze possano essere risolte.
Ma, ha anche parlato della "dura realtà", ammettendo per la prima volta che il suo Paese potrebbe subire le conseguenze di nuove barriere commerciali. "La vita sarà diversa", ha detto, "gli accessi ai reciproci mercati saranno diversi da come sono ora", ha detto. "Voglio essere chiara con i cittadini, perché la verità è che tutti dovremo aver a che fare con alcune dure realtà", ha sottolineato.
May ha anche spiegato di voler un accordo diverso da quelli esistenti tra Ue e Canada, o ancora con la Norvegia, che hanno rispettivamente un accordo di libero scambio e accesso al mercato unico. Inoltre, ha ripetuto di volere la fine della giurisdizione della Corte di giustizia europea, insistendo sul fatto che debba esistere un arbitro terzo indipendente. Londra continuerà a piegarsi all'autorità del tribunale europeo per un periodo di transizione "limitato", ha detto, ma Londra vuole un "arbitrato indipendente", anche se continuerà a tenere in considerazione le decisioni della Corte.
A proposito della libera circolazione dei cittadini, è stata chiara: "Avrà fine", "controlleremo il numero di persone che vengono a vivere nel nostro Paese", ma si cercherà una soluzione "unica": "I cittadini britannici vorranno lavorare e studiare nei Paesi Ue, così come i cittadini Ue vorranno fare lo stesso qui. Le imprese in Ue e Gb dovranno poter attrarre e assumere le persone di cui hanno bisogno".
Un altro punto delicato è la frontiera nordirlandese, su cui questa settimana è salita la tensione quando l'Ue ha pubblicato una bozza di trattato secondo cui l'Irlanda del Nord potrebbe restare nell'unione doganale. Una 'ultima spiaggia', se non si troverà una soluzione migliore, con lo spettro del rischio si spezzi la fragile pace dell'isola.
May ha ribadito il suo 'no' a una frontiera rigida, dicendosi pronta a trovare un'alternativa. "Abbiamo scelto di uscire, abbiamo la responsabilità di trovare una soluzione" e "non possiamo farlo da soli", ha detto, aggiungendo: "Non permetterò che nulla danneggi l'integrità della nostra preziosa unione". I capo negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, ha reagito su Twitter elogiando la "chiarezza" emersa dal discorso, vedendovi "il riconoscimento di compromessi" che "chiariranno le linee guida" dei negoziati preparati dai 27 Stati Ue.
Più negativo invece il capo degli eurodeputati del Ppe, Manfred Weber: "Dopo quel che ho sentito oggi sono ancor più preoccupato. Non vedo come potremo raggiungere un accordo sulla Brexit, se il governo britannico continuerà a nascondere la testa nella sabbia in questo modo".
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