I presunti killer del ricercatore italiano sarebbero stati uccisi dalla polizia al Cairo. Pignatone: Da Egitto elementi non chiari
Rispetto alle notizie arrivate dall'Egitto hanno parlato i genitori di Giulio: Siamo "feriti ed amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane" e siamo "certi della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena". Così la famiglia tramite l'avvocato Alessandra Ballerini, ha commentato i recenti sviluppi sulla vicenda del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto, e sulle ricostruzioni fornite dalle autorità egiziane. L'Egitto ha rilanciato in queste ore la pista della criminalità comune.
PIGNATONE: ELEMENTI POCO CHIARI. La procura di Roma ritiene che gli elementi finora comunicati dalla procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo non siano idonei per fare chiarezza sulla morte di Giulio e per identificare i responsabili dell'omicidio". Lo afferma il capo della Procura della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. La procura fa sapere che "ritiene quindi necessario che le indagini proseguano, come del resto si evince dal comunicato appena diramato dal ministero dell'Interno egiziano" e "rimane in attesa che la procura generale del Cairo trasmetta le informazioni e gli atti, da tempo richiesti e sollecitati, e altri che verranno richiesti al più presto in relazione a quanto prospettato ai nostri investigatori".
GOVERNO: ITALIA VUOLE VERITA'. Fonti di palazzo Chigi riferiscono che il governo esprime pieno sostegno e apprezzamento per l'indagine svolta dalla procura di Roma guidata dal dottor Pignatone sulla dolorosa vicenda di Giulio Regeni. L'Italia non si accontenterà mai di niente di meno della verità, di tutta la verità. Il presidente del Consiglio è in contatto continuo e costante con la famiglia Regeni, anche oggi. Paolo Gentiloni, il capo della diplomazia italiana, scrive su Twitter: "Su Regeni l'Italia insiste: vogliamo la verità"
#Regeni Italia insiste: vogliamo la verità
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 25 marzo 2016
DOCUMENTI. Il passaporto di Regeni è stato trovato nella casa della sorella di un presunto membro di una banda di criminali sgominata ieri dalla polizia egiziana, assieme a una borsa e ad altri documenti. Lo ha fatto sapere il ministero dell'Interno egiziano, con un comunicato. Assieme al passaporto dello studente, ucciso al Cairo, sono stati ritrovati la sua carta di credito, i suoi documenti di studente della Università americana del Cairo e dell'Università di Cambridge. La donna è la sorella di Tarek Saad Abdelfatah, morto ieri con altri tre presunti complici e con una quinta persona di identità sconosciuta in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza.
Secondo la versione ufficiale, la donna ha ammesso che il fratello le facesse visita occasionalmente, che la borsa appartenesse a lui e di essere a conoscenza delle sua attività criminali. Sempre secondo la nota, la polizia stava dando la caccia ai presunti criminali, sospettati di fingersi agenti delle forze dell'ordine per derubare i cittadini stranieri. Nella ricostruzione, i sospettati "si trovavano in un minibus nella zona del Nuovo Cairo, quando hanno visto agenti della polizia e hanno sparato". "La polizia ha risposto al fuoco e i sospettati sono morti", conclude la nota, aggiungendo che sono state recuperate due armi da fuoco e due documenti falsi della polizia.
Il ministero afferma che la banda ha "commesso nove rapine nei distretti di Nasr City e New Cairo". Tra le nove vittime dei reati identificate dalle autorità compare anche un italiano, David K. Gli altri sono un portoghese, un nigeriano e sei egiziani. I media locali hanno ipotizzato nei giorni scorsi che i criminali siano legati all'omicidio del ricercatore. La nota non specifica invece con chiarezza se il Cairo ritenga che Regeni sia stato sequestrato e ucciso da questa banda, limitandosi a informare del ritrovamento dei suoi oggetti e del loro trasferimento alla procura. Inoltre, comunica che le forze di sicurezza italiane sono state informate del ritrovamento.
BONINO: MACCHINAZIONE. "Dalle ricostruzioni mi sembra che le diffidenze e i dubbi degli investigatori italiani siano più che fondati. Non solo perché di versioni ne sono state date tante, ma perché le cosiddette coincidenze mi sembrano veramente eccessive: tutti i cinque sono stati uccisi, quindi nessuno può testimoniare. La mia impressione è che siamo di fronte a un'ennesima fabbricazione". Così a Sky Tg24 Pomeriggio l'ex ministro degli Esteri Emma Bonino, a proposito delle indagini sull'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto.
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