Nuova Delhi (India), 2 gen. (LaPresse/EFE) – Un commando fortemente armato ha attaccato la base militare dell’aviazione indiana a Pathankot, nello Stato settentrionale del Punjab, causando la morte di almeno due soldati. Nello scontro con le forze indiane, durato oltre 17 ore, sono rimasti uccisi anche quattro o cinque militanti ma alcuni ribelli, il cui numero è sconosciuto, sono ancora presenti nella zona, secondo quanto riferito dal vice ispettore della polizia regionale Kunwar Vijay Partap Singh. Il portavoce della polizia di Pathankot, Naresh Singh, ha confermato la morte di due soldati durante l’azione.
L’azione ha avuto inizio intorno alle 03.30 ora locale (le 23 di ieri in Italia), nel quartiere di Pathankot, a pochi chilometri dal confine con il Pakistan, dettaglio che fa propendere sull’ipotesi che il commando si sia infiltrato proprio dal vicino Pakistan. I guerriglieri, con indosso tute mimetiche militari, sono riusciti a penetrare nel primo settore più esterno della base, a poche decine di chilometri dal confine pachistano, lanciando bombe e sparando indistintamente. Il ministero della Difesa ha fatto sapere in una nota che le truppe dell’aviazione erano state allertate dai servizi di intelligence di un possibile attacco e si sono fatte trovare pronte. “Gli infiltrati sono stati affrontati immediatamente e confinati in una zona limitata, evitando così che riuscissero a entrare nel settore tecnico della base”, ha spiegato il dipartimento, aggiungendo che l’obiettivo del commando era “forse” quello di distruggere il materiale presente nella base.
In un discorso nella città meridionale di Mysore, il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha definito gli autori dell’attentato come “nemici dell’umanità che non possono accettare lo sviluppo dell’India” e si è congratulato con le forze di sicurezza che hanno impedito il successo della missione. “Il Pakistan è il nostro vicino e vogliamo la pace, ma un eventuale attacco terroristico contro l’India avrà la giusta risposta”, ha fatto sapere il vice ministro degli Interni, Kiren Rijiju, secondo cui il governo ha informazioni “credibili” sul fato che l’azione sia stata “sponsorizzata da gruppi di là del confine”.
Islamabad ha prontamente condannato l’attacco in una dichiarazione in cui si conferma che il Pakistan rimane “impegnato” a lavorare con l’India e altri paesi della regione per sradicare la minaccia terroristica.
L’attacco è avvenuto una settimana dopo la visita del primo ministro indiano, Narendra Modi, al suo omologo pakistano, Nawaz Sharif, nel tentativo di riprendere i colloqui bilaterali tra le due potenze nucleari. Quanto accaduto oggi, quindi, potrebbe essere il tentativo di fermare ancora una volta il dialogo.
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