Gerusalemme, 28 dic. (LaPresse/EFE) – Il segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione per la Palestina, Saeb Erekat, ha attaccato il premier israeliano Benjamin Netanyahu per aver parlato di “differenza” tra il terrorismo ebraico e quello palestinese. “Afferma che l’assassinio di qualsiasi essere umano da parte di un ebreo non sia paragonabile a quello di un ebreo da parte di un non ebreo”, si legge in una nota. Questa frase, secondo Erekat, “è probabilmente la ragione per cui i terroristi che hanno assassinato la famiglia Dawabshe ancora non sono stati arrestati e per cui la famiglia Abu Jdeir continua ad aspettare il verdetto per il terrorista che ha bruciato vivo il figlio di 16 anni, Mohamed”.
Faceva riferimento nel primo caso ai tre morti nell’incendio appiccato alla casa di una famiglia palestinese, un bimbo di 18 mesi e i suoi genitori, a Duma in Cisgiordania lo scorso 31 luglio. L’attacco è stato attribuito a estremisti ebrei. Nel secondo caso, si riferiva al sequestro e all’omicidio nel 2014 dell’adolescente palestinese Mohamed Abu Jdeir, bruciato vivo da tre estremisti ebrei, due dei quali minorenni e uno in attesa di giudizio. Israele, ha detto Erekat, è responsabile “di applicare continuamente il terrorismo contro il popolo palestinese”.
Ha chiesto alla comunità internazionale di “assumersi la sua responsabilità e proteggere il popolo palestinese, smettendo di trattare Israele come uno Stato al di sopra della legge”. Ieri Netanyahu ha rifiutato di paragonare il terrorismo degli ebrei a quello dei palestinesi, dopo che giovani ebrei hanno celebrato la morte del bambino palestinese nell’incendio di Duma. “C’è una differenza”, ha detto il premier, poi affermando che “noi israeliani condanniamo, mentre loro acclamano” e che le azioni dei terroristi ebrei sono “marginali e non rappresentano il movimento sionista religioso”.
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