Torino, 12 dic. (LaPresse) – Prime elezioni oggi in Arabia Saudita aperte alle donne. Un decreto reale del 2011, ratificato dal defunto re saudita Abdullah Bin Abdelaziz, ha permesso infatti alle donne di partecipare alle elezioni di oggi, sia votando sia candidandosi.
Le donne che si sono registrate per votare rappresentano solo una piccola parte dell’elettorato, raggiungendo circa le 130mila unità, mentre gli elettori registrati nel Paese sono 1,49 milioni. Solo 865 le candidate in 284 consigli comunali.
Ma, se le saudite hanno potuto votare e farsi eleggere, esistono molte altre restrizioni per la popolazione femminile, in un Paese in cui una donna non può neanche aprirsi un conto in banca senza il permesso del marito.
ANDARE IN GIRO SENZA UN ACCOMPAGNATORE – Le donne saudite devono essere accompagnate da un tutore di sesso maschile, conosciuto come un ‘mahram’ ogni volta che escono di casa. Il tutore è spesso un parente maschio e accompagna le donne in tutte le commissioni, come lo shopping o le visite mediche. Questa pratica è radicata nelle “tradizioni conservatrici e nelle visioni religiose secondo cui dare libertà di movimento alle donne le renderebbe vulnerabili ai peccati”, secondo quanto riporta il Guardian. Il governo ha recentemente annunciato che sta valutando di eliminare l’obbligo per le donne di avere il permesso dei loro parenti per viaggiare, ma i gruppi per i diritti umani avvertono che la mossa rischia di essere bloccata dal veto degli esponenti religiosi.
GUIDARE L’AUTOMOBILE – Non esiste una legge ufficiale che vieti alle donne di guidare, ma sono le convinzioni religiose profondamente radicate a proibirlo, con i religiosi sauditi che sostengono che conducenti di sesso femminile “minino i valori sociali”.
Nel 2011, un gruppo di donne saudite ha organizzato la campagna “wWomen2Drive” per incoraggiare le donne a ignorare le leggi, postando sui social media immagini e video di loro stesse alla guida per aumentare la consapevolezza del problema, nel tentativo di forzare il cambiamento. Non è stato un grande successo.
INDOSSARE ABITI O TRUCCHI CHE ESALTINO LA BELLEZZA – Il codice di abbigliamento per le donne è disciplinato da una rigida interpretazione della legge islamica ed è applicato a vari livelli in tutto il Paese. La maggior parte delle donne sono costrette ad indossare un abaya – un lungo mantello nero che copre tutto il corpo eccetto la testa, i piedi e le mani e ha la funzione di hijab – e una sciarpa in testa. Il viso non deve necessariamente essere copertO “con grande dispiacere di alcuni estremisti”, sostiene l’Economist. Ma questo non ferma la polizia religiosa dal contestare le donne che espongono troppa carne o indossano troppo trucco.
Il codice di abbigliamento è stato esteso a tutte le presentatrici televisive all’inizio di quest’anno. L’organo consultivo del re, il Consiglio Shoura, ha stabilito che le donne devono indossare abiti “modesti” che non “mostrino la loro bellezza”, secondo quanto riporta Arab News.
INTERAGIRE CON GLI UOMINI – Le donne sono tenute a limitare la quantità di tempo trascorso con gli uomini con i quali non hanno un rapporto di parentela. La maggior parte degli edifici pubblici, tra cui uffici, banche e università hanno ingressi separati per uomini e donne, come racconta il Daily Telegraph. Trasporti pubblici, parchi, spiagge e parchi divertimento sono divisi nella maggior parte del Paese. Nei casi di condanna le donne in genere affrontano la punizione più dura.
NUOTARE – La corrispondente Reuters, Arlene Getz, ha raccontato il suo tentativo di utilizzare la palestra e la piscina in un esclusivo hotel di Riad: “Come donna, non mi è stato nemmeno concesso di guardare (“ci sono uomini in costume da bagno”, mi ha detto un membro dello staff dell’hotel con orrore) – figuriamoci di usarle”.
COMPETERE LIBERAMENTE NELLO SPORT – All’inizio di quest’anno, l’Arabia Saudita ha proposto di ospitare i Giochi Olimpici senza donne. “La nostra società è molto conservatrice”, ha detto il principe Fahad bin Jalawi al-Saud, un consulente del Comitato Olimpico saudita. “È difficile in questo momento per noi accettare che le donne possano competere nello sport”, ha aggiunto.
Quando l’Arabia Saudita ha inviato le proprie atlete ai Giochi di Londra per la prima volta, i religiosi della linea dura hanno denunciato le donne come “prostitute”. Alcune, autorizzate a partecipare, hanno dovuto essere accompagnate da un tutore di sesso maschile e indossare un kit sportivo “conforme alla Sharia”, che copriva i capelli.
PROVARE I VESTITI QUANDO ACQUISTANO – “Il solo pensiero di una donna svestita dietro una porta di un camerino è apparentemente troppo difficile da gestire per gli uomini”, ha affermato lo scrittore di Vanity Fair, Maureen Dowd autore di ‘Guida per una ragazza in Arabia Saudita’.
ALTRE RESTRIZIONI INSOLITE – Vietato entrare in un cimitero, leggere riviste di moda non censurate, comprare una Barbie. Tuttavia, spiega Dowd, tutto in Arabia Saudita “opera su una scala mobile, a seconda di chi sei, chi conosci, con chi sei, e dove sei”.
Le cose stanno lentamente cominciando a modernizzarsi in un paese che ha storicamente avuto alcuni degli atteggiamenti più repressivi nei confronti delle donne. “Le donne in Arabia Saudita sono altamente istruite e qualificate”, ha affermato Rothna Begum dell’Human Right Watch. “Non vogliono essere lasciate nell’oscurità”, ha aggiunto.
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