Bruxelles (Belgio), 25 ott. (LaPresse) – Sono arrivati a Bruxelles i leader dei dieci Paesi più colpiti dal flusso di migranti in Europa attraverso i Balcani occidentali, rispondendo alla chiamata del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ha convocato una riunione d’urgenza per cercare di trovare una soluzione condivisa. Ma già dalle dichiarazioni di intenti rilasciate dai vari leader all’arrivo a Bruxelles si capisce che sarà difficile riuscire a trovare una posizione unica e concreta.

La situazione è molto grave, mi aspetto che in questo summit venga prodotto un piano d’azione concreto e attivo in breve tempo altrimenti sarà l’inizio della fine dell’Unione europea come tale”. È l’allarme lanciato dal premier sloveno Miro Cerar che ha ribadito che “questo summit trovi la via per preservare l’uità dell’Europa sulla protezione dei confini esterni dal flusso incontrollato di migranti”. Il premier sloveno ha inoltre accusato la Croazia di “non essersi comportata come un Paese che si assume le proprie responsabilità” sui migranti.

Circa 7mila migranti, per la maggior parte provenienti dal Medioriente, sono entrati oggi in Slovenia per arrivare in Europa occidentale. Circa 67mila le persone entrate in Slovenia in una settimana dopo che sabato scorso l’Ungheria ha chiuso il proprio confine con la Croazia.

“Spero che in questo summit saremo capaci di trovare una soluzione a questa difficile crisi umanitaria, una soluzione europea. Ma temo che sarà difficile, perchè molti Paesi hanno adottato l’istanza “no nel mio giardino”, ha dichiarato il premier greco Alexis Tsipras arrivando a Bruxelles. “Tutti i Paesi europei hanno invece grandi responsabilità di fronte ai rifugiati che ogni giorno perdono la vita nell’Egeo”, ha continuato Tsipras annunciando che la Grecia concluderà gli impegni su 5 hotspot nelle isole in tempo. “Quello di Mitilene a Lesbo – ha spiegato – è quasi pronto, e gli altri lo saranno entro novembre-dicembre, ma mi chiedo quali responsabilità si prendano gli altri Paesi”.

Per Tsipras “il problema è che la Turchia non è stata invitata, quindi oggi la discussione sarà solo tra i Paesi che fanno parte del corridoio balcanico ma tutti sappiamo che questo flusso di migranti ha un ingresso che è la Turchia”. E ha aggiunto: “Tutti sanno che prima del corridoio c’è un ingresso, quindi se non siamo in grado di trovare un accordo con questo Paese (la Turchia) sarà difficile trovare una soluzione”.

Si chiama fuori dai giochi il premier ungherese Viktor Orban, ribadendo che “l’Ungheria non è coinvolta. Oggi siamo solo osservatori. Se possiamo aiutare i nostri vicini lo facciamo ma siamo solo osservatori”. Per Orban la soluzione “era quella di andare a sud, ad aiutare la Grecia a difendere le sue frontiere, se non era in grado. L’ho gia proposto nella precedente riunione ma nessuno mi ha ascoltato”.

Per l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini “il nodo reale del vertice di oggi è la nostra capacità di risposta interna” alla gestione “delle frontiere interne ed esterne” dell’Unione europea. “È una questione di responsabilità e di solidarietà da parte di tutti gli attori per dare una risposta a una crisi che non scomparirà in breve tempo”. La riunione di oggi sarà quindi per Mogherini “molto operativa e centrata su quello che gli stati possono o non possono fare”.

Concreta anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo cui “questa è una situazione eccezionale che richiede misure eccezionali” come questo minivertice il cui obiettivo deve essere di “fornire assistenza alle persone che arrivano in Europa nel modo più dignitoso possibile, e capire come possiamo dividerci meglio il compito tra noi Paesi lungo la Rotta dei Balcani e anche in Grecia”.

“Nonostante vi siano elezioni importanti in Polonia, io ho deciso di essere qui perché la situazione è grave e richiede le mia presenza. Gli amici dei Balcani sono sotto pressione e bisogna aiutarli”, ha voluto precisare il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk che ha ribadito come sia “necessario portare tutti intorno a un tavolo per instaurare un dialogo perché non ci fossero incomprensioni e tensioni nella regione”. “La priorità – ha aggiunto – è difendere i nostri confini esterni perché si sta sviluppando un’emergenza dagli sviluppi drammatici”.

Allerta da parte del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “Questo passaggio di rifugiati da un Paese ad un altro senza coordinazione e controllo danneggia solo i rifugiati”. “Nessuna recinzione, nessun muro impedirà ai profughi di fuggire”, ha ricordato Schulz facendo appello alla buona volontà dei Paesi per trovare una soluzione condivisa.

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