Ankara (Turchia), 14 ott. (LaPresse/EFE) – Sono stati identificati grazie al Dna entrambi i kamikaze responsabili dell’attacco di sabato ad Ankara. Lo riferisce il quotidiano turco Hürriyet, aggiungendo che i due appartengono alla stessa rete jihadista. Uno dei due è Yunus Emre Alagöz, a capo di una rete di appoggio allo Stato islamico nel sudest della Turchia, mentre il secondo è stato identificato come Ömer Deniz Dündar, membro della stessa rete. Entrambi facevano parte di una lista di 21 persone sospettate di vincoli con l’Isis, distribuita dalla polizia e filtrata ieri sulla stampa locale.

I due sarebbero arrivati ad Ankara a bordo di due auto partendo dalla città di Gaziantep, nel sudest della Turchia. A Gaziantep la polizia ha arrestato tanto i proprietari dei due veicoli, quanto una persona identificata con le iniziali Y. S., accusata di avere accompagnato Alagöz e Dündar ad Ankara e di averli aiutati a preparare l’attentato.

Gli investigatori procedono confrontando campioni di Dna della famiglia Alagöz con quelli dei resti umani recuperati sul luogo della tragedia di Ankara. Yunus Emre Alagöz è il fratello maggiore di Abdurrahman Alagöz, l’attentatore kamikaze dell’attacco del 20 luglio a Suruc, in cui morirono 34 persone.

A Suruc la bomba utilizzata fu dello stesso tipo di quella usata ad Ankara, sia per quantità e tipo di esplosivo (il tritolo), sia per la modalità di aggiungere all’esplosivo delle palline metalliche in modo da aumentare le vittime. A luglio fonti governative avevano riferito a Efe che la fabbricazione della bomba di Suruc permetteva di stabilire che l’autore avesse ricevuto una formazione da parte dello Stato islamico. Yunus Emre Alagöz si era recato in Siria e Arabia Saudita prima di aprire nel 2013 una “sala da the islamica” nella provincia sudorientale di Adiyaman, dove indottrinava giovani della zona e li reclutava per l’Isis. La polizia aveva chiuso il locale dopo avere ricevuto denunce da parte di alcune famiglie, che si lamentavano della radicalizzazione dei propri figli. Pare dunque che la rete non fosse stata smantellata con questa chiusura. Vi apparteneva anche l’autore dell’attentato del 7 giugno a Diyarbakir contro un meeting dell’Hdp, in cui morirono quattro persone.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata