dal nostro inviato Matteo Bosco Bortolaso

Strasburgo (Francia), 7 ott. (LaPresse) – La cancelliera tedesca prima, il presidente francese poi. Angela Merkel e François Hollande, intervenendo oggi all’Europarlamento, hanno dichiarato che il regolamento per la gestione dei richiedenti asilo, il cosiddetto regolamento di Dublino, è superato e deve essere rivisto. La cancelliera, in particolare, si è impegnata in prima persona a ridisegnare la procedura. Questa, finora, ha obbligato i Paesi ‘di prima entrata’ a gestire i migranti che richiedono asilo in Unione europea.

L’ovvia conseguenza del regolamento, in situazioni di crisi come quella siriana, è un sovraccarico per i Paesi che i profughi usano per entrare in Europa: Italia, Grecia e Ungheria. I primi due Stati sono stati citati esplicitamente dal capo dell’Eliseo, secondo cui “non si può pretendere che i Paesi di frontiera paghino per tutti”. Merkel e Hollande, in un doppio e storico intervento a 25 anni dalla riunificazione tedesca, hanno elencato le misure per affrontare l’emergenza migratoria: oltre alla revisione di Dublino, è necessario un accordo strategico con la Turchia, l’apertura degli ‘hotspot’, i centri di identificazione dei migranti, e la difesa comune delle frontiere esterne.

Gli eurodeputati italiani, comunque, si sono concentrati soprattutto sul superamento del regolamento di Dublino, preconizzato dal premier Matteo Renzi all’ultimo vertice Ue sull’immigrazione, il mese scorso a Bruxelles. Il presidente dell’alleanza dei Socialisti&Democratici all’Europarlamento, Gianni Pittella, ha spiegato di “apprezzare moltissimo le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel di oggi, che sull’immigrazione ha detto che bisogna coniugare accoglienza e fermezza”. La parlamentare forzista Lara Comi si è fatta fotografare assieme alla cancelliera di Berlino, definendola “un vero leader”.

E pure David Borrelli, eurodeputato del M5S e copresidente del gruppo politico Europa della libertà e della democrazia diretta, ha preso atto che “qualche piccolo passo c’è stato”, anche se Merkel sembra essere “un po’ lenta di riflessi” perché, spiega Borrelli, “noi da un anno all’interno del parlamento portiamo avanti questa battaglia: benvenuti nel club, mi verrebbe da dire”. L’esponente del Movimento, peraltro, assieme ai suoi colleghi italiani ha protestato usciendo dall’emiciclo europeo durante il doppio discorso, per non consegnare a Merkel e Hollande “le chiavi di tutti i 28 Stati dell’Unione”.

Di un problema di riflessi, in effetti, sembra parlare lo stesso capo dell’Eliseo, quando ammette che “l’Europa è stata lenta nel comprendere che le tragedie in Medioriente o in Africa avrebbero avuto conseguenze nel nostro continente”. La chiave di volta del piano europeo per uscire dalla crisi migratoria, comunque, è in Turchia. In Anatolia, secondo l’Unchr, si trova il 42 percento dei rifugiati siriani, mentre l’Ue ne avrebbe accolto finora l’8 percento, e un terzo di questi sarebbero in Germania.

“È in Turchia che i rifugiati devono avere accoglienza, il più possibile – ha detto Hollande – in cambio, noi dobbiamo dare assistenza ad Ankara, a patto che ci aiutino e aiutino questi rifugiati a nutrire i loro figli, ad avere speranza per il futuro. Se falliremo a far questo, allora verranno qui, inevitabilmente”. È per questo motivo che negli ultimi giorni il presidente turco Recep Erdogan ha avuto importanti colloqui qui a Strasburgo, in Lussemburgo, a Bruxelles.

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