Dell’inviato Matteo Bosco Bortolaso

Strasburgo (Francia), 6 ott. (LaPresse) – E’ dentro lo ‘Zenith’, un edificio dalle linee curve disegnate dall’architetto italiano Massimiliano Fuksas, a Strasburgo, che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lancia una campagna elettorale per riprendere in mano il potere a casa sua, in quel parlamento di Ankara che non riesce a trovare una maggioranza di governo dalle elezioni del giugno scorso.

Può sembrare strano, ma i turchi all’estero servono al presidente della Turchia, venuto in Europa non solo per parlare di immigrazione, ma anche in vista di nuove elezioni parlamentari, convocate per l’1 novembre, perché i negoziati tra l’opposizione e il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), legato a Erdogan, hanno portato solo a brevi ed effimeri esperimenti di governo. Si tornerà quindi alle urne. Dal 2014 anche i turchi all’estero possono votare: la presenza europea del presidente, che ufficialmente non fa campagna elettorale, serve comunque a mobilitare possibili elettori. In Europea vivono circa cinque milioni di cittadini con origini in Turchia.

L’evento di domenica, nell’arena per concerti disegnata da Fuksas, è stato ritrasmesso da diverse televisioni turche. In un lungo discorso ricco di richiami al glorioso passato ottomano, Erdogan ha assestato colpi al Partito curdo Pkk, in lotta aperta con il potere di Ankara, così come alla più moderata opposizione di centro-sinistra del Partito democratico del popolo (Hdp), che aveva pure tentato un governo di coalizione con l’Akp, reggendo i ministeri per lo Sviluppo e per i Rapporti con l’Ue.

Le imminenti elezioni turche sono comunque passate in secondo piano nel corso della visita europea del presidente, tutta incentrata sulle trattative per la gestione della crisi migratoria. Al centro delle discussioni c’erano invece i sei campi che la Commissione vorrebbe far aprire in Anatolia, in modo che i profughi siriani non intraprendano la lunga strada che li porta in Germania, o altrove, in cerca di un futuro migliore.

Ieri, a Bruxelles, Erdogan ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. “E’ indiscutibile che l’Europa debba gestire meglio le proprie frontiere – ha detto Tusk dopo l’incontro con il capo di Stato turco -, ci aspettiamo che la Turchia faccia altrettanto”. I due leader hanno anche discusso di una possibile area cuscinetto in Siria, per tamponare l’emergenza umanitaria. Dopo il faccia a faccia tra Erdogan e Tusk, si sono uniti il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il presidente del Parlamento europeo, Martin Schultz, per continuare a discutere durante una cena di lavoro. Fonti vicine al dossier turco, comunque, dubitano che un accordo definitivo sui migranti possa uscire dagli incontri degli ultimi giorni.

Secondo il domenicale tedesco Frankfurter Allgemeine, Ankara si sarebbe impegnata a proteggere meglio i propri confini con la Grecia, attraversati da migliaia di profughi. Una bozza di accordo, inoltre, prevede la costruzione, parzialmente finanziata da Bruxelles, di sei campi dentro ai confini della Turchia. Misure concrete, forse, saranno adottate al prossimo Consiglio europeo, in agenda il 15 ottobre.

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