dal nostro inviato Fabio De Ponte

New York (New York, Usa), 2 ott. (LaPresse) – “Quello che abbiamo sottolineato all’Onu è che sei milioni di persone sono pronte a muoversi dalla Siria se non ci sarà una soluzione a breve. Nessuno dica fra pochi mesi ‘non lo sapevamo’. E’ qualcosa di annunciato e che si potrebbe evitare”. E’ l’appello del presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca, al termine di una missione di tre giorni all’Onu. “Lo ha detto – sottolinea in una conversazione con LaPresse – anche Ban Ki-moon: questa istituzione ha latitato parecchio, quanto a risposte concrete. Grandi aiuti umanitari, grande distribuzione di cibo e tende e poco altro. Ma il futuro delle persone non passa solo attraverso il cibo e una tenda”.

“ALL’ONU PER FAR SENTIRE LA VOCE AI POTENTI”. Obiettivo della missione al Palazzo di vetro: “Far sentire la voce della Croce rossa e di chi si trova in difficoltà ai più potenti della terra, quelli che hanno le leve per decidere del futuro”, perché “se questo dialogo fosse più intenso e costante si potrebbero evitare tante tragedie”.

“SENZA INTESA USA-RUSSIA NON C’E’ USCITA”. La verità, spiega, è che “se non c’è una soluzione tra Putin e Obama nell’interesse del popolo siriano difficilmente questa crisi avrà una soluzione a breve. Perciò anche i piccoli e modesti passi avanti che abbiamo compiuto resteranno solo buone azioni, perché ancora una volta la realtà supererà le nostre capacità di risposta”.

“CONSAPEVOLEZZA PREVALGA SU INTERESSI”. E’ ottimista? “Io sono un ottimista per natura – puntualizza -. Il problema è che abbiamo spesso avuto deluzioni da questi palazzi. Mi sembra che ci sia maggiore consapevolezza sul tema dei migranti. Ma bisogna vedere se questa consapevolezza prevarrà sugli interessi che in quell’area convergono”.

“RIPENSARE LA NORMATIVA”. In ogni caso, quand’anche si riuscisse a evitare un esodo bibblico, secondo Rocca ci sarebbe comunque da mettere mano alla normativa: “Occorre ripensare il sistema d’asilo e di ingresso – dice -. Noi abbiamo sempre detto che occorrono i corridoi umanitari. Queste sono persone che vivono in questo limbo da troppo tempo e cercano una soluzione. Auspichiamo soluzioni concrete in un tempo ragionevole”.

“RIVEDERE I NUMERI”. Anche la questione dei numeri va rivista: “Quando diciamo che ne accogliamo 160mila – sottolinea il capo della Croce rossa – che vuol dire? Stiamo parlando di rifugiati. A quello che è in fila al posto 160mila e uno, dico ‘non hai più diritto alla protezione umanitaria’? O forse dovrò dirgli ‘non sono un Governo preparato’? Si ragiona sempre in termini di flussi economici, come se parlassimo del decreto flussi annuale per i migranti economici. Ma non è la stessa cosa”.

“BASTA INVESTIRE SOLO IN TENDE E CIBO”. La chiave fondamentale della questione, per Rocca, è individuare una strategia di lungo respiro: “Basta con la abitudine – dice – di investire solo in aiuti umanitari.

Bisogna investire per far crescere l’economia di quei Paesi. Per esempio Giordania, Libano, Turchia: se non creiamo opportunità per chi va in quei Paesi dalla Siria, questo porterà quelle persone a scappare. Perché i siriani saranno visti come quelli che rubano il lavoro ai giordani”. Insomma “con queste crisi – conclude – non basta pensare alla tenda o al cibo. Occorre ripensare a come far crescere i Paesi che stanno sopportando questo peso”.

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