New York (New York, Usa), 1 ott. (LaPresse) – I colloqui degli ultimi giorni all’Onu tra Usa e Russia, in particolare la posizione di Mosca sulla necessità di sconfiggere l’Isis, avevano aperto “uno spiraglio” verso un governo di transizione che portasse alla fine del regime di Assad. Ora le azioni sul terreno, sempre dei russi, “mi auguro che non lo richiudano”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di una conferenza stampa a New York presso la sede della rappresentanza italiana, al 49esimo piano di un grattacielo a pochi isolati dal Palazzo di vetro.

STESSA VALUTAZIONE DEGLI USA. Sulle accuse che arrivano da Washington, secondo le quali i raid starebbero colpendo le forze ribelli, Gentiloni non si sbilancia e non rivela se dall’intelligence italiana arrivino conferme in un senso o nell’altro. Anche perché, lascia intendere, non è la Farnesina a doverlo fare: “La mia valutazione – puntualizza – è molto simile a quella americana. Anzi meglio, a quella del dipartimento di Stato americano”.

ITALIA GUIDA IN LIBIA. Se nasce un governo di unità nazionale in Libia, l’Italia è considerata dalla comunità internazionale il Paese guida per possibili operazioni di sostegno del processo che potrebbe avviarsi in Libia. Sono in corso contatti da settimane su questo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, precisando che “la dimensione di questo impegno, che sarà comunque decisa dal Parlamento, non deve essere confusa con grandi operazioni. Sarà una missione di securizzaione e monitoraggio di luoghi come ambasciate. Si tratterà di operazioni limitate, quando verrà la richiesta verrà da questo governo che deve ancora nascere”.

RISCHIO DEGENERAZIONE. “La sostituzione di Bernardino Leon avverrà tra due tre settimane. Ho detto esplicitamente a Ban Ki-moon che considero importante da parte sua un messaggio di forte endorsement del lavoro di Leon e lui lo ha condiviso. Questo è uno dei motivi per cui domani sarà presente all’incontro sulla Libia. Perché nessuno approfitti della scadenza del mandato per considerarlo meno. Anche perché il percorso si deve concludere con Bernardino, non dobbiamo ricominciare da capo tra un mese, o c’è un rischio degenerazione”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di una conferenza stampa a New York.

PALESTINA: RESTARE AGGRAPPATI A OSLO. “La sospensione degli accordi di Oslo non aiuterebbe nessuno. Anzi dobbiamo essere aggrappati agli accordi di Oslo. La logica per uscire da questo stallo deve essere di rassicurazione delle due parti, non si può imporre alle due parti questa o quella scelta”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di una conferenza stampa a New York, commentando le parole di ieri di Mahmoud Abbas all’Onu.

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