Città del Messico (Messico), 20 nov. (LaPresse/AP) – In Messico circa 200 manifestanti arrivati nella capitale per partecipare ai cortei per i 43 studenti scomparsi si sono scontrati con la polizia mentre cercavano di bloccare una superstrada che porta all’aeroporto. Alcuni dei dimostranti erano a volto coperto. I manifestanti hanno lanciato pietre, mortaretti e molotov contro la polizia. Almeno un agente è stato ferito. Alcuni passeggeri sono stati costretti a raggiungere lo scalo a piedi, ma i voli non sono stati interrotti e la strada è stata riaperta. Sono stati tre i cortei che hanno attraversato la città per poi riunirsi nel centro cittadino.

LA RICOSTRUZIONE DEL GOVERNO. Secondo il Governo, i 43 studenti scomparsi sono stati uccisi da malviventi dello Stato di Guerrero, che hanno anche dato fuoco ai corpi. A consegnare i ragazzi al gruppo criminale, conosciuto come Guerreros Unidos, sarebbe stata la stessa polizia, su ordine del sindaco.

IL DUBBIO CHE SIANO VIVI. Le loro famiglie contestano questa ricostruzione. Dei ragazzi infatti sono stati trovati pochi resti. E una fossa comune, che pure è stata trovata durante le indagini, è stata frettolosamente attribuita a loro mentre invece conteneva i corpi di altre persone uccise dalla malavita. Perciò in molti conservano il dubbio che siano ancora vivi. L’obiettivo delle manifestazioni, quindi, è quello di mantenere alta la pressione sul governo perché continui le ricerche.

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