Washington (Usa), 7 nov. (LaPresse/AP) – Sta suscitando grandi polemiche negli Stati Uniti la decisione dell’ex Navy Seal Robert O’Neill di rendere noto di essere stato l’uomo che uccise Osama bin Laden, nel corso di un’irruzione nel rifugio del leader di al-Qaeda in Pakistan il 2 maggio del 2011. Alcuni veterani e membri delle forze speciali hanno infatti espresso il loro disappunto per il fatto che un loro collega abbia voluto prendersi il merito pubblicamente dell’uccisione, mentre altri hanno invece affermato di essersi ormai abituati all’idea che a volte un loro commilitone decida di rompere il codice del silenzio per trarre un guadagno dalle loro azioni. O’Neill si è difeso affermando che sempre più persone stavano venendo a conoscenza del suo ruolo nel raid di Abbottabad e che quindi il fatto di avere ucciso Bin Laden con due colpi alla fronte sarebbe stato comunque reso pubblico. O’Neill non è l’unico marinaio delle forze speciali Usa ad avere raccontato la sua esperienza nel raid di Abbottabad.
Nel 2012, infatti, l’ex Seal Matt Bissonette scrisse il libro ‘No easy day’ sotto lo pseudonimo di Mark Owen. Rick Woolard, ex comandante di squadra dei Seal che in precedenza ha invitato i commilitoni a discutere in pubblico le loro operazioni, ha dichiarato che i soldati in servizio attivo “sono piuttosto delusi e anche arrabbiati con quelli che hanno usato le loro azioni e quelle dei loro compagni per un tornaconto personale”. Allo stesso tempo, ha aggiunto Woolard, c’è frustrazione fra alcuni dei soldati delle forze speciali per il fatto che anche funzionari del governo abbiano tratto un guadagno rivelando i dettagli delle operazioni nelle loro memorie, pubblicate una volta lasciato il loro incarico. Funzionari del Pentagono e della Cia, ad esempio, hanno partecipato ampiamente alla realizzazione del film ‘Zero dark thirty’, il film che racconta la caccia a Bin Laden e il raid in cui venne ucciso.
Tuttavia, un Seal rimasto anonimo perché non autorizzato a parlare pubblicamente, ha dichiarato che ormai i soldati delle forze speciali si stanno rassegnando al fatto che alcuni ex compagni rivelino particolari delle loro operazioni. I militari potrebbero anche essersi abituati a questi episodi, ma le autorità sono decise a non lasciare impunite le divulgazioni di informazioni sensibili. Bissonette è infatti sotto inchiesta per avere diffuso materiale riservato nel suo libro, pubblicato senza che venisse sottoposto all’approvazione delle forze armate. Stessa sorte potrebbe toccare a O’Neill se nel corso delle sue prossime interviste rivelasse informazioni classificate, riporta una fonte del Pentagono.
Nel febbraio 2013 O’Neill raccontò alla rivista Esquire la sua versione dell’irruzione, venendo identificato solo come “colui che ha sparato”; in un articolo pubblicato ieri, il Washington Post ha però fatto nome e cognome di O’Neill raccontando la sua descrizione di come sparò al leader di al-Qaeda. Parlando con Associated Press, un Navy Seal in servizio e uno in congedo hanno dichiarato che fosse un fatto risaputo che O’Neill uccise Bin Laden. Fonti del dipartimento della Difesa hanno inoltre confermato che O’Neill faceva parte della squadra 6 dei Navy Seals, ma non hanno potuto dire con certezza chi abbia sparato il colpo fatale poiché furono più di uno i soldati che aprirono il fuoco contro Bin Laden, fra cui lo stesso Bissonette, afferma O’Neill.
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