Gaza, 20 lug. (LaPresse) – “Il cessate il fuoco non è abbastanza. Non abbiamo solo bisogno di fermare la strage e tornare al punto zero. Vogliamo la rimozione dell’assedio, vogliamo delle condizioni eque per la tregua”. A parlare è Hana Salah, giovane palestinese residente a Gaza. “Qui – racconta a LaPresse – tutti pensano la stessa cosa. Tutti si chiedono dove sia il presidente Abbas. C’è rabbia verso di lui. Sembra che sia più impegnato contro Hamas che contro gli israeliani”.
“Gli israeliani – continua – sparano su tutto: case, ambulanze, ospedali. Stanno compiendo un vero massacro. Io abito nella zona ovest della città, sul lato opposto di Shujaiyya, l’area più colpita la notte scorsa. Molti sono scappati da quella zona. Non c’è più spazio nelle scuole, molti si sono sistemati nei giardini degli ospedali”.
“Quello che succederà ora – prosegue – probabilmente è che gli israeliani allargheranno ulteriormente l’operazione. Nonostante tutte le loro armi, non sono riusciti a fermare i razzi, né a raggiungere i loro obiettivi. Sono costretti ad avanzare sul terreno e a trovarsi faccia a faccia con la resistenza. Forse non sono così forti come pensano, hanno solo armi molto potenti ma a volte non basta”.
“Ho visto su internet – aggiunge – le immagini degli israeliani che ridevano assistendo ai bombardamenti. Ce ne sono molti lungo i confini, sia a nord che a est. Non ci sono parole, quelli che fanno una cosa del genere non appartengono alla razza umana”.
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