Beirut (Libano), 3 giu. (LaPresse/AP) – In Siria sono aperti i seggi per le elezioni presidenziali, le prime in 40 anni con più di un candidato, in cui la vittoria del presidente Bashar Assad è però data per scontata. Di seguito le cinque cose più importanti da sapere sul voto.

CHE COSA SIGNIFICANO LE ELEZIONI. Il voto indica che la guerra civile potrebbe durare ancora per molto tempo. L’ex mediatore dell’Onu e della Lega araba, Lakhdar Brahimi, che si è dimesso a maggio dopo un mandato di quasi due anni, aveva avvertito che la rielezione di Assad avrebbe distrutto l’unica possibilità di un dialogo politico che potrebbe portare a un pacifico trasferimento dei poteri. Il governo ha descritto le elezioni come una soluzione del conflitto: se i cittadini rieleggeranno Assad, i combattimenti dovrebbero finire; se il presidente perderà, si metterà da parte. In realtà il voto cancella ogni illusione che Assad abbia intenzione di lasciare il potere o cercare un compromesso. Il presidente sembra invece incoraggiato dai recenti successi militari delle forze governative.

DOVE SI SVOLGONO LE OPERAZIONI DI VOTO. I siriani potranno votare soltanto nelle zone controllate dal regime. Centinaia di migliaia di persone che vivono nelle aree contese oppure in quelle in mano ai ribelli non potranno invece recarsi alle urne. Nella maggior parte delle principali città, anche quelle il cui controllo è diviso tra le due parti, sono stati allestiti alcuni seggi. L’unicà città in cui non ci saranno per niente le operazioni di voto è Raqqa, nel nordest, completamente in mano alle forze dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. L’affluenza dovrebbe essere alta nelle roccaforti del governo, come la capitale Damasco e le province costiere di Tartous e Lattakia, da dove proviene la famiglia di Assad. Sarà possibile votare anche nelle zone recentemente conquistate dall’esercito, tra cui la provincia centrale di Homs, dove l’affluenza sarà probabilmente più bassa. Nelle zone a maggioranza curda nel nordest, in cui c’è una limitata presenza dell’esercito, i seggi saranno aperti, anche se i partiti curdi hanno annunciato un boicottaggio. Molti siriani temono che se non andranno a votare subiranno rappresaglie.

LA POSIZIONE DEI RIBELLI. Il principale gruppo dell’opposizione, la Coalizione nazionale siriana, boicotta il voto. Il leader del gruppo, Ahmad al-Jarba, ha chiesto alla comunità internazionale di fornire armi ai ribelli, affermando che soltanto un cambio dell’equilibrio del potere possa costringere Assad a negoziare una soluzione politica. Per il momento, tuttavia, all’opposizione non è stata fornita assistenza del genere. Diversi Paesi occidentali e partner regionali dell’opposizione, tra cui Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Arabia Saudita e Turchia, hanno definito le elezioni una farsa. I ribelli hanno avvertito che cercheranno di ostacolare le operazioni di voto con attacchi, spingendo migliaia di persone a fuggire nei giorni scorsi dalle zone controllate dal governo.

LO STATUS DEI RIFUGIATI. Circa 2,5 milioni di rifugiati siriani vivono nei Paesi vicini. La maggior parte di loro è stata esclusa dalle elezioni oppure ha deciso di boiccotarle. Le autorità siriane hanno annunciato infatti che potranno votare solo le persone entrate legalmente nei Paesi vicini, escludendo di fatto decine di migliaia di rifugiati, soprattutto oppositori di Assad, fuggiti dal Paese. Il Libano, che ospita più di un milione di profughi, ha avvertito che i siriani registrati presso l’Unhcr perderanno lo status di rifugiato se ritorneranno in Siria per votare.

CHE COSA PUO’ CAMBIARE DOPO IL VOTO. Nonostante le assicurazioni del governo di Damasco, non ci sono indicazioni che le elezioni metteranno fine alle violenze o porteranno alla riconciliazione nazionale. La rielezione di Assad non comporterà probabilmente cambiamenti particolari, soprattutto sul campo di battaglia. Se l’affluenza sarà alta, il presidente potrà rivendicare una nuova legittimità basata sul sostegno di una parte consistente della popolazione. Il voto sarà probabilmente considerato illegittimo dalla maggior parte dei Paesi esteri, ma Assad potrà contare sul sostegno di alleati come la Russia e l’Iran. Il presidente siriano considererà probabilmente la propria vittoria come un mandato per la campagna militare contro l’opposizione.

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