L’Aia (Olanda), 19 mag. (LaPresse/AP) – Ha preso la parola la difesa al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia all’Aia, nel processo in cui l’ex comandante serbo bosniaco Ratko Mladic è accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. E’ salito sul banco dei testimoni Mile Sladoje, ex comandante dell’esercito serbo che ha negato gli sia mai stato ordinato di sparare contro i civili a Sarajevo, durante il conflitto 1992-95. La sua versione appoggia quella di Mladic, che nega di essere responsabile delle atrocità e onsiste che le sue forze stessero tentando di difendere i serbi durante la guerra, in cui morirono 100mila persone. Rischia l’ergastolo.

Il 72enne Mladic si è alzato in piedi e ha salutato Sladoje quando questi è entrato in aula. Poi il suo legale Miodrag Stojanovic ha dichiarato ai giudici, in una presentazione della testimonianza scritta di sette pagine: “Tutte le attività militari furono di difesa” e Sladoje “non ricevette mai un ordine dal suo comando superiore, né lui lo diede, di attaccare strutture civili”. Il testimone ha mostrato ai giudici una mappa di Sarajevo, segnata da cerchi che ha definito obiettivi considerati legittimi dalle forze serbe. “Non c’era parte della città che non avesse una installazione o struttura militare”, ha scritto nella testimonianza. Mladic scomparve per diversi anni dopo la guerra, vivendo in clandestinità per evitare l’estradizione all’Aia. Fu fermato nel villaggio di Lazarevo nel nord della Serbia a maggio del 2011.

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