Washington (Usa), 9 giu. (LaPresse/AP) – È il 29enne Edward Snowden la fonte che ha permesso al Guardian e al Washington Post di far emergere lo scandalo Prism, sul programma di controllo delle comunicazioni lanciato dall’Agenzia di sicurezza nazionale Usa (Nsa). A riverlarlo è stato il quotidiano britannico, spiegando di aver reso nota l’identità dell’uomo su sua esplicita richiesta. Snowden è un ex assistente tecnico della Cia, e da quattro anni lavora come consulente esterno della National Security Agency, alle dipendenze di appaltatori tra cui Booz Allen e Dell.

NON VOGLIO NASCONDERMI. “Non ho intenzione di nascondere chi sono, perché non ho fatto nulla di sbagliato”, dice il giovane, che attualmente si trova a Hong Kong. “Non chiedo attenzione pubblica, perché non voglio che la storia sia su di me. Voglio che si concentri su ciò che il governo Usa sta facendo”, tuttavia “so che ai media piace personalizzare i dibattiti politici, e so che il governo mi demonizzerà”, ha proseguito il giovane, consapevole di poter essere additato come nemico, come è stato per Bradley Manning, il soldato che passò migliaia di documenti segreti a WikiLeaks.

DESIDERO INFORMARE CITTADINI. Il 29enne dice inoltre di sperare che la questione resti concentrata sull’argomento a suo avviso principale, ossia le azioni illecite del governo di Washington. “Voglio veramente che l’attenzione sia su questi documenti”, prosegue, secondo quanto riporta il Guardian, sottolineando che il “suo unico” obiettivo è “informare” i cittadini di ciò che “viene fatto in loro nome” e “contro di loro”. Il quotidiano rivela inoltre che in una lettera che accompagnava la prima serie di documenti da lui consegnati, Snowden scriveva: “Ho capito che mi faranno soffrire per le mie azioni”, ma “sarò soddisfatto se la combinazione di leggi segrete, perdono ingiusto e irresistibili poteri esecutivi, che governa il mondo che amo, venga svelata, anche solo per un istante”. Quindi, parlando con il Washington Post, ha affermato: “Non mi nasconderò. Permettere al governo Usa di intimidire il suo popolo con minacce di vendetta per aver rivelato comportamenti sbagliati è contro il pubblico interesse”.

DISILLUSO DA GOVERNO. Come spiega lui stesso, la decisione di rivelare questo tipo di informazioni a uno dei maggiori quotidiani del mondo è nata dalla sua disillusione nei confronti delle autorità per cui lui stesso lavorava. “Gran parte di ciò che ho visto a Ginevra – spiega – mi ha veramente disilluso rispetto a come funziona il mio governo, e a qual è il suo impatto sul mondo. Ho capito che ero parte di qualcosa che stava facendo molto più male che bene”. Nel 2007, la Cia, per cui lavorava, mandò Snowden proprio nella città svizzera con una copertura diplomatica. Nelle sue funzioni aveva pieno accesso a una serie di documenti classificati.

FUGA A HONG KONG. Non è chiaro cosa sarà del futuro del 29enne. Sicuramente la sua non sarà una strada semplice. Sempre secondo il racconto del Guardian, Snowden lavorava in un ufficio dell’Nsa alle Hawaii quando copiò l’ultimo documento che pensava di diffondere, e disse ai suoi supervisori che aveva bisogno di un distacco di “un paio di settimane” per ricevere un trattamento medico per l’epilessia. Quindi partì per Hong Kong il 20 maggio, e da allora non si è più mosso. Il giovane spiega al quotidiano di aver scelto quella città perché i suoi abitanti hanno rispetto per “la libertà di parola e il diritto al dissenso politico”. Inoltre si dice convinto che Hong Kong sia uno dei luoghi al mondo in grado di resistere ai dettami del governo Usa. In futuro, come confermato al Washington Post, potrebbe valutare di chiedere asilo politico, “a qualsiasi Paese che crede nella libertà di parola e si oppone alla persecuzione della privacy globale”.

PROGRAMMA PRISM. Lo scandalo, portato alla luce proprio dal Guardian, riguarda il programma Prism, che permetteva a Nsa e Fbi di entrare direttamente nei server delle maggiori compagnie internet statunitensi, come Google, Apple, Microsfot, Facebook e Aol, controllando email, video chat, messaggi, al fine di tracciare gli stranieri sospettati di terrorismo o spionaggio. L’Nsa raccoglieva anche dati di milioni di telefonate di utenti americani. Non però le conversazioni. Il presidente Barack Obama e il direttore dell’intelligence nazionale James Clapper hanno garantito che i programmi sono stati autorizzati dal Congresso e sono soggetti a una stretta supervisione da parte di una corte segreta.

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