Nuova Delhi (India), 21 apr. (LaPresse/AP) – Centinaia di persone hanno manifestato oggi a Nuova Delhi, dopo il nuovo episodio di violenza sessuale che ha sconvolto l’India e che ha avuto come vittima una bambina di cinque anni. Centinaia di persone hanno dimostrato per il secondo giorno fuori dalla sede della polizia della capitale, mentre decine di membri del Partito popolare di opposizione hanno protestato nei pressi della casa della leader del Congresso Sonia Ghandi, per chiedere che il governo garantisca la sicurezza di donne e bambine. I dimostranti hanno anche chiesto che il capo della polizia di Nuova Delhi sia rimosso e che gli agenti accusati di aver ignorato la denuncia della scomparsa della bambina siano licenziati. Circa cinquanta persone che avevano tentato di oltrepassare le barriere, con l’intenzione di avvicinarsi all’edificio, sono state arrestate e rilasciate dopo alcune ore.

Intanto migliorano le condizioni della bambina ancora ricoverata, che risponde alle cure ed è in condizioni stabili. La piccola era scomparsa lunedì ed è stata trovata due giorni dopo da alcuni vicini che l’hanno sentita piangere in una stanza dello stesso edificio di Nuova Delhi in cui vive con i suoi genitori, e dove è stata trovata sola. La stanza apparteneva a un uomo di 24 anni, arrestato ieri in una città a mille chilometri di distanza dalla capitale. La famiglia, molto povera, giunta in città alcuni anni fa in cerca di lavoro, aveva denunciato la sua sparizione lunedì, ma la polizia non ha voluto registrare il caso. Anche per questo si è scatenata l’indignazione popolare.

“L’orribile aggressione della piccola bambina, pochi giorni fa – ha dichiarato il premier indiano, Manmohan Singh – ricorda ancora una volta il bisogno di lavorare insieme per sradicare questa sorta di depravazione dalla nostra società”. Il dibattito sulle violenze contro le donne è acceso da dicembre in India, quando una studentessa ha subito una brutale violenza di gruppo su un pullman notturno della capitale ed è poi morta dopo settimane di agonia. Nei mesi seguenti il governo ha approvato leggi più severe per i crimini nei confronti delle donne, tra cui la pena di morte per gli stupratori recidivi e per gli autori di violenze che si concludono con la morte della vittima.

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