Londra (Regno Unito), 28 mar. (LaPresse/AP) – Intere parti del web sono rallentate in tutto il mondo a causa dell’attacco hacker che gli esperti hanno definito il più grave della storia. Bersaglio è il servizio anti-spam Spamhaus, ‘punito’ per aver inserito alcuni gruppi in una lista nera. E’ stata ieri la stessa organizzazione con base a Londra e Ginevra a farlo sapere, dicendo di essere dal 18 marzo nel mirino di un massiccio attacco Ddos (Distributed Denial of Service). Questo metodo funziona sovraccaricando intenzionalmente i server con false richieste, sino a bloccarli e renderli inutilizzabili. I responsabili sarebbero i tanti “nemici” che Spamhaus ha collezionato nel corso del tempo, inserendo compagnie da ogni parte del mondo in una lista nera. Il suo scopo è infatti filtrare il traffico internet bloccando le email indesiderate in arrivo da indirizzi creati apposta per inviare spam.
Il gruppo CloudFare con base a San Francisco, che ha aiutato Spamhaus a gestire l’enorme attacco hacker smistando il traffico di dati, ha scritto ieri in un blog che i responsabili sarebbero alcuni gruppi inseriti di recente nella blacklist. “Spamhaus si è fatto un mucchio di nemici nel corso del tempo. Gli spammer non sono sempre le persone più gentili e Spamhaus è stata minacciata, contestata e attaccata regolarmente”, ha detto Matthew Prince, ad di CloudFare.
Secondo molte ricostruzioni, l’attacco sarebbe iniziato dopo che Spamhaus ha aggiunto alla blacklist dei servizi indesiderati l’organizzazione olandese Cyberbunker. Questa ospita ogni tipo di contenuti escludendo solo, a quanto afferma, quelli pedopornografici e terroristici. Per vendicarsi, insieme ad altri gruppi hacker dell’Europa orientale, avrebbe organizzato il massiccio attacco contro Spamhaus, allo scopo di mandare fuori uso il sistema.
Secondo Patrick Gilmore, della compagnia Akamai Technologies con sede in Massachusetts, gli effetti dell’attacco sarebbero stati percepiti da utenti internet in tutto il mondo. Pochi o nulli tuttavia quelli riscontrati in Italia. Le registrazioni del traffico informatico hanno segnalato picchi record di 300 miliardi di bit al secondo, secondo CloudFare. “E’ probabile il dato sia ancora maggiore, ma a un certo punto i sistemi di misurazione non riescono a registrare”, ha dichiarato Prince. “Questo attacco – ha commentato Gilmor – è il più vasto mai scoperto nella storia di internet”.
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