Gerusalemme, 3 dic. (LaPresse/AP) – A tre giorni dall’annuncio, non si fermano le tensioni internazionali per la decisione di Israele di approvare la costruzione di tremila unità abitative nei territori palestinesi occupati. La misura è stata annunciata dal governo di Tel Aviv il giorno dopo il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro all’Onu da parte dell’Assemblea generale. Oggi a far sentire la propria voce critica sono stati cinque Paesi europei che, guidati da Francia e Regno Unito, hanno convocato i rispettivi ambasciatori israeliani. Eppure, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyhau ha fatto sapere in serata che, “nonostante le forti pressioni internazionali”, Israele andrà avanti con i suoi piani di edificazione, e “non ci saranno cambiamenti nelle decisioni prese”.

CONVOCAZIONI PARTITE DA FRANCIA E GB. Questa mattina, il portavoce del ministero degli Esteri francese, Philippe Lalliot, ha fatto sapere che l’inviato israeliano a Parigi era stato convocato. La Francia, primo Paese ad annunciare il sostegno agli sforzi palestinesi per ottenere il riconoscimento dall’Onu, ha anche inviato una lettera al governo di Tel Aviv, definendo la decisione sulle colonie “un ostacolo considerevole alla soluzione a due Stati”. Il governo di Londra, che giovedì si è astenuto nel voto alle Nazioni unite, ha invitato Israele a fare marcia indietro e ha convocato l’ambasciatore Daniel Taub al Foreign Office. A Francia e Regno Unito, si sono poi unite Svezia, Spagna e Danimarca. Soddisfazione per le azioni dei Paesi europei è giunta direttamente dalla Cisgiordania. “Aspettavamo questo tipo di comportamento da tanto tempo. Il fatto che esso provenga da Francia e Inghilterra è molto positivo per noi. Lo apprezziamo e speriamo che anche gli Usa seguano questa strada”, ha commentato Nabil Shaath, alto ufficiale dell’Anp.

GERMANIA ESPRIME PREOCCUPAZIONE. Critiche sono giunte anche dalla Germania. Benché le autorità tedesche non abbiano agito come gli altri cinque partner europei, hanno espresso preoccupazione per il piano di Israele, definendolo “molto negativo”. Secondo il portavoce del cancelliere Angela Merkel, Steffen Seibert, la decisione dello Stato ebraico danneggia i negoziati di pace con i palestinesi. Netanyahu è atteso a Berlino mercoledì, dove è prevista una cena con la Merkel. La visita era stata programmata molto tempo prima del voto alle Nazioni unite.

MONTI. ITALIA CONDANNA DECISIONE TEL AVIV. A sua volta, da Lione, dove oggi era in visita per un vertice bilaterale con la Francia, il presidente del Consiglio Mario Monti, ha fatto sapere che l’Italia è “profondamente preoccupata dalla decisione” del governo di Tel Aviv sugli insediamenti. “Francia e Italia – si legge nel documento congiunto finale del vertice – condannano la decisione di costruire tremila alloggi nelle colonie di Gerusalemme Est e in Cisgiordania”. I due Paesi, si legge nel documento, “manifestano altresì vive preoccupazioni dinanzi al lancio del processo di pianificazione della colonizzazione in zona E1 a Gerusalemme Est, che potrebbe compromettere la contiguità territoriale di un futuro Stato palestinese”.

L’AREA INTERESSATA. Al centro della questione è proprio l’area nota come E1, una zona tra Gerusalemme e l’insediamento di Maale Adumim, finora non edificata anche a causa di un accordo con gli Usa, con i quali Tel Aviv si è impegnata in passato a non costruire. Il progetto al vaglio del governo di Israele, che punta a creare una contiguità territoriale tra la città e la colonia, taglierebbe in due la Cisgiordania. Mercoledì, ha fatto intanto sapere Tel Aviv, la commissione per la pianificazione e la costruzione israeliana terrà un incontro con gli sviluppatori e altre parti interessate per discutere dell’area. La sessione, descritta dall’ufficiale come un passo “molto preliminare”, sarà aperta ai politici ebraici della Cisgiordania e agli sviluppatori, così come ai palestinesi che rivendicano diritti sulla terra. Si tratterà del primo passo in un processo di pianificazione che potrebbe richiedere mesi, se non anni. La costruzione degli insediamenti non è ancora certa, ma potrebbe venire annunciata da Netanyhau anche come mossa per raccogliere i favori delle fasce più estreme della popolazione in vista del voto del 22 gennaio.

ONU E UE RIBADISCONO NO A NUOVI INSEDIAMENTI. Questa mattina, anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha espresso “grave preoccupazione”. La pianificazione nella cosiddetta area E1, a est di Gerusalemme, spiega Ban Ki-moon, “rappresenterebbe un colpo fatale alle restanti possibilità di garantire una soluzione a due Stati” fra israeliani e palestinesi. “Nell’interesse della pace – ha aggiunto – ogni piano per la zona E1 deve essere fermato”. Sulla stessa linea l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, che ieri ha espresso preoccupazione per il fatto che l’espansione degli insediamenti “possa rappresentare un passo strategico che indebolisca le prospettive di una Palestina vicina e vitale con Gerusalemme capitale condivisa con Israele”. La Ashton ha inoltre invitato Israele a mostrare il suo impegno per la ripresa dei colloqui di pace non andando avanti con il programma di insediamenti. “L’Unione europea – ha concluso l’Alto rappresentante – ha ripetutamente affermato che tutte le costruzioni di insediamenti sono illegali in virtù della legge internazionali e costituiscono un ostacolo alla pace”.

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