Il Cairo (Egitto), 22 giu. (LaPresse/AP) – Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli musulmani alle presidenziali in Egitto, ha lanciato un appello alle autorità perché diffondano al più presto l’esito delle elezioni e non manipolino “il volere del popolo”. I commenti arrivano poco dopo l’accusa della giunta militare al potere contro il gruppo islamico, ritenuto il responsabile delle tensioni nel Paese. In un comunicato diffuso oggi, i generali hanno infatti accusato i Fratelli musulmani di aver scatenato violenze annunciando la vittoria dello stesso Morsi su Ahmed Shafiq, ultimo primo ministro sotto il regime dell’ex presidente Hosni Mubarak. Anche Shafiq si è dichiarato vincitore del ballottaggio, ma i risultati ufficiali, inizialmente attesi per ieri, non arriveranno prima di sabato o domenica a causa degli oltre 400 ricorsi presentati da entrambi i candidati.

Parlando in conferenza stampa con attivisti e i giovani membri del partito islamico Giustizia e libertà, Morsi ha dichiarato che si sta formando un fronte unito contro le decisioni del Consiglio supremo militare. “Siamo tutti a favore di un annuncio dei risultati del voto – ha riferito – e ci aspettiamo che la Commissione elettorale lo faccia al più presto senza ritardi”. “I risultati aspettati – ha poi aggiunto – sono noti a tutti. Non accetteremo alcuna manipolazione”.

Intanto decine di migliaia di egiziani continuano a occupare piazza Tahrir al Cairo per il quarto giorno consecutivo, in segno di protesta contro le decisioni dei generali al potere. La tensione è aumentata alla chiusura delle urne domenica sera, quando il Consiglio supremo militare ha emesso una Costituzione ad interim assumendosi i poteri legislativi. La decisione è stata condannata dai Fratelli musulmani e dalla comunità internazionale, che ha messo in dubbio la vera intenzione dell’esercito di trasferire i poteri a un presidente democraticamente eletto. Le manifestazioni di protesta di oggi nella piazza simbolo della rivoluzione egiziana sono state le più importanti dalle prime elezioni del post-Mubarak, avvenute a fine maggio.

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