Bamako (Mali), 16 mag. (LaPresse/AP) – Dal colpo di Stato militare di marzo scorso, il Mali sta affrontando la peggiore crisi mai registrata dal 1960, quando ottenne l’indipendenza dalla Francia. È quanto denuncia Amnesty International in un rapporto diffuso oggi, secondo cui tutte le parti implicate nel conflitto sono responsabili di abusi dei diritti umani. Tra questi, spiega il gruppo, ci sono esecuzioni sommarie, detenzioni arbitrarie e aggressioni sessuali, compresi stupri. Inoltre, prosegue il rapporto, centinaia di migliaia di persone hanno perso le proprie case. “Dopo due decenni di relativa stabilità e pace, il Mali sta affrontando la peggiore crisi dal 1960, l’anno dell’indipendenza”, ha dichiarato Gaetan Motoo, ricercatore di Amnesty sull’Africa occidentale, appena rientrato da una missione di tre settimane nel Paese.

“L’intera regione settentrionale – ha proseguito l’esperto – è caduta nelle mani dei gruppi armati che stanno portando avanti la rivolta. Decine di migliaia di persone hanno lasciato la zona, creando una crisi umanitaria nel sud del Mali e nei Paesi confinanti”. Il nord della nazione africana è finito a marzo sotto il controllo di diversi gruppi di ribelli tuareg, tra cui il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, e combattenti islamici. Questi ultimi hanno tentato di imporre la legge della Sharia, considerata un affronto per l’interpretazione moderata della religione musulmana nella regione. Il rapporto di Amnesty si concentra in particolare sulla città di Savare, 630 chilometri a nord della capitale Bamako, dove i soldati hanno “commesso pestaggi ed esecuzioni extragiudiziali contro persone prive di armi accusate di essere spie dell’Mnla. Altri sospetti sono stati portati in uffici non registrati come centri di detenzione, come la Direzione generale per la sicurezza dello Stato”.

Il gruppo descrive anche gli abusi subiti dai militari governativi. “Soldati maliani catturati dai gruppi armati – spiega il documento – sono stati a loro volta sottoposti a maltrattamenti e ad esecuzioni sommarie. Due soldati catturati a gennaio prima di essere rilasciati in uno scambio di prigionieri, hanno descritto le torture subite dai loro commilitoni, ad alcuni dei quali è stata squarciata la gola”. Il rapporto di Amnesty si conclude con un appello ai gruppi armati che controllano il nord perché mettano fine “alla violenza sessuale contro le donne e le ragazze e al reclutamento dei bambini soldato”. Infine, l’organizzazione spinge le autorità e i gruppi ribelli “a consentire l’accesso illimitato delle Nazioni Unite e delle altre agenzie umanitarie nella regione settentrionale e nelle zone dove hanno trovato riparo i profughi interni e ai rifugiati”.

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