Baghdad (Iraq), 3 mag. (LaPresse/AP) – Si è aperto oggi a Baghdad, ma è stato subito rinviato di una settimana, il processo contro il vicepresidente sunnita dell’Iraq, Tariq al-Hashemi, accusato di aver organizzato atti terroristici contro funzionari del governo, assoldando squadroni della morte. Un’accusa sempre respinta da al-Hashemi, che attualmente si trova in Turchia e non si è presentato in tribunale. Le udienze riprenderanno giovedì prossimo. Il rinvio è stato deciso dopo che i legali del vice capo di Stato hanno chiesto al Parlamento di creare una corte speciale che si occupi del suo caso.

Oggi non sono stati presentati argomenti di apertura o prove, e i giornalisti sono rimasti seduti per alcune ore in un’aula vuota prima di essere messi a conoscenza del rinvio. Muyyiad Obeid al-Ezzi, capo del team di avvocati che difende il vicepresidente, ha spiegato ai giornalisti che la Costituzione irachena permette al presidente di chiedere al Parlamento di creare una corte speciale per trattare casi contro importanti rappresentanti dello Stato. Se la richiesta sarà accolta, la corte speciale potrebbe essere percepita come meno ostile verso al-Hashemi, visto che il presidente Jalal Talabani è di etnia curda, da sempre vicina ai sunniti, e il presidente del Parlamento è a sua volta sunnita.

Il governo guidato dallo sciita Nouri al-Maliki accusa il vicepresidente di legami con circa 150 attentati, tra cui attacchi bomba e omicidi, e sostiene che gli squadroni della morte che hanno portato a termine le azioni fossero composti da guardie del corpo e altri dipendenti di al-Hashemi. A riprova delle accuse, le autorità sostengono che alcune guardie del corpo del vicepresidente abbiano confessato i complotti a cui avrebbero preso parte, contro ufficiali di polizia e del governo, e contro giudici. Al-Hashemi però ribatte, convinto che le confessioni siano state estorte con torture e che due guardie siano addirittura morte in seguito ai duri interrogatori.

Al-Hashemi, membro del gruppo politico a maggioranza sunnita Iraqiya, che ha conquistato gran parte dei seggi in Parlamento nelle elezioni del 2010, si trova attualmente in Turchia e si è rifiutato di tornare a Baghdad per prendere parte al processo, che valuta non equo. Temendo l’arresto, a dicembre al-Hashemi si era rifugiato nella regione settentrionale curda dell’Iraq, che ha proprie forze di sicurezza e i cui ufficiali si rifiutano di consegnare il vicepresidente a Baghdad. Da allora, al-Hashemi si è spostato in Qatar, Arabia Saudita e Turchia, nazioni che hanno rapporti piuttosto tesi con il primo ministro al-Maliki.

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