Manila (Filippine), 1 mag. (LaPresse/AP) – Migliaia di lavoratori stanno protestando nelle Filippine, in Indonesia, a Taiwan e in altri Paesi asiatici, chiedendo aumenti salariali in occasione della festa del primo maggio. La voce comune è che l’aumento dei prezzi al consumo, in particolare della benzina, non sia compensato dalla crescita degli stipendi.

Nella capitale delle Filippine, Manila, più di 8mila membri di un importante sindacato hanno marciato per 4 chilometri, vestiti in camicia rossa, fino al ponte Mendiola vicino al palazzo presidenziale Malacanang, protetto da migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa. Un gruppo di lavoratori ha bruciato un enorme immagine del presidente Benigno Aquino III, raffigurante il leader alle dipendenze di Stati Uniti e grandi imprese. Alcune centinaia di persone si sono invece dirette verso l’ambasciata statunitense, ma sono state fermate dalla polizia. I manifestanti hanno bruciato una bandiera degli Stati Uniti e sono tornati indietro.

Aquino ha respinto la richiesta di un aumento di 3 dollari della paga giornaliera, sostenendo che avrebbe la conseguenza di peggiorare l’inflazione, far aumentare i licenziamenti e allontanare gli investitori stranieri. Il leader delle proteste Josua Mata ha esortato a sostenere una proposta di legge contro le pratica diffusa delle imprese di affidare determinate operazioni ad altre aziende per risparmiare sui costi e impedire ai lavoratori di organizzarsi in sindacati.

Anche in Indonesia migliaia di manifestanti stanno sfilando per le strade di Giacarta per chiedere salari più alti, sotto lo sguardo vigile di 16mila poliziotti e soldati dispiegati soprattutto a protezione di luoghi strategici come il palazzo presidenziale e gli aeroporti. Stesse richieste a Bangkok, in Thailandia, a Kuala Lumpur, in Malesia, e a Hong Kong. A Taiwan, diverse migliaia di manifestanti anti-governativi hanno marciato nel centro di Taipei, criticando le alte tasse delle scuole, le paghe troppo basse e le cattive condizioni di lavoro degli stranieri.

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