Roma, 24 apr. (LaPresse) – In alcuni Paesi europei i musulmani vengono discriminati a causa della loro religione, credenze e costumi, soprattutto negli ambiti dell’istruzione e del lavoro. È quanto emerge da un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International e intitolato ‘Scelta e pregiudizio: discriminazione contro i musulmani in Europa’. Il gruppo per i diritti umani “ha esortato i governi europei a fare di più per contrastare gli stereotipi negativi e i pregiudizi contro le persone di fede musulmana”. “Il rapporto – si legge in un comunicato dell’organizzazione – si concentra su Belgio, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera, dove Amnesty International ha già sollevato alcuni problemi, tra cui le limitazioni all’edificazione di luoghi di culto e il divieto di indossare il velo integrale”.

Marco Perolini, esperto di Amnesty in materia di discriminazione, ha spiegato che “per il solo fatto d’indossare abiti tradizionali, come ad esempio il velo, alle donne musulmane viene negato un posto di lavoro e alle ragazze viene impedito di seguire regolarmente le lezioni a scuola”. “Gli uomini – ha proseguito Perolini – possono essere licenziati perché hanno la barba, che viene associata all’islam. Invece di contrastare questi pregiudizi, i partiti politici e i funzionari pubblici troppo spesso li assecondano nella ricerca del consenso elettorale”. Nel rapporto il gruppo “evidenzia la mancanza di un’adeguata applicazione delle norme che vietano la discriminazione in materia di occupazione in Belgio, Francia e Paesi Bassi”. “I datori di lavoro – spiega Amnesty – sono autorizzati a discriminare sulla base del fatto che simboli religiosi o culturali creeranno problemi coi clienti o coi colleghi o che risulteranno in contrasto con l’immagine aziendale o la sua ‘neutralità'”.

Commentando il rapporto Perolini ha notato che “la legislazione europea che vieta la discriminazione fondata sulla religione o sul credo in materia di occupazione sembra essere ignorata in tutt’Europa, come dimostra il tasso di disoccupazione più elevato rispetto alla media tra le persone di fede musulmana e soprattutto tra le donne musulmane di origine straniera”. Amnesty nota inoltre che “nell’ultimo decennio in molti Paesi, tra cui la Spagna, la Francia, il Belgio, la Svizzera e i Paesi Bassi, nelle scuole è stato proibito di indossare il velo o qualsiasi altro abito religioso e tradizionale”. Secondo Perolini, questi divieti “possono incidere negativamente sull’accesso all’istruzione delle ragazze musulmane e violare il loro diritto alla libertà di espressione e di manifestare le loro idee”.

Il gruppo cita infine il divieto compreso dal 2010 nella Costituzione svizzera di costruire minareti e riferisce che le autorità della regione spagnola della Catalogna contestano le richieste di costruire moschee. “In molti paesi europei – ha concluso Perolini – è assai diffusa l’opinione che l’islam e i musulmani vanno bene a condizione che non siano troppo visibili. Questo atteggiamento sta generando violazioni dei diritti umani e deve essere contrastato”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata