Beirut (Libano), 10 apr. (LaPresse/AP) – Sono oltre 125 le vittime di repressione e scontri degli ultimi due giorni in Siria, nel giorno della scadenza dell’inizio dell’applicazione del piano di pace di Kofi Annan. Lo riferiscono gli attivisti, precisando che le violenze si sono concentrate al confine con Turchia e Libano e nelle città di Homs, Aleppo, Hama e Idlib. Ieri le truppe fedeli al presidente Bashar Assad hanno aperto il fuoco in un campo di rifugiati siriani al confine turco, ferendo almeno sei persone. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’attacco ha provocato due vittime e tre feriti. Sempre ieri un giornalista libanese è morto dopo essere stato raggiunto al petto da un proiettile sparato dal vicino villaggio siriano di Armouta.

Scade oggi il termine ultimo previsto dal piano di pace di Annan per l’inizio del ritiro delle truppe del governo dalle città. Il regime di Damasco ha firmato l’accordo dell’inviato speciale di Lega araba e Nazioni unite, ma opposizione e Occidente sono scettici riguardo alle buone intenzioni del presidente Bashar Assad. Secondo gli attivisti, inoltre, le forze governative hanno sfruttato l’ultimatum per intensificare le violenze prima dell’eventuale ritiro dai centri popolati. Il portavoce di Annan, Ahmad Fawzi, ha annunciato la scorsa settimana che il rispetto del cessate il fuoco dovrebbe iniziare entro il 12 aprile. Annan visita oggi il campo di profughi siriani della provincia di Hatay, in Turchia, e in seguito partirà per l’Iran dove intratterrà domani colloqui con funzionari governativi riguardo a una soluzione politica del conflitto.

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