Sarajevo (Bosnia-Herzegovina), 6 apr. (LaPresse/AP) – Esattamente 11.541 sedie rosse vuote sono state sistemate in fila nella principale strada di Sarajevo, una per ogni uomo, donna e bambino uccisi nell’assedio più lungo della storia moderna, iniziato 20 anni fa. La capitale bosniaca ricorda oggi l’inizio della guerra del 1992-1995, in cui hanno perso la vita 200mila persone e altre 2,7 milioni sono rimaste senza casa. In occasione della ricorrenza sono stati organizzati concerti, mostre e spettacoli. “La città deve fermarsi per un momento e ricordare i suoi cittadini uccisi”, ha detto Haris Pasovic, organizzatore della cosiddetta ‘Linea rossa di Sarajevo’. Centinaia di sedie che compongono il lungo tappeto sono molto piccole per simboleggiare i bambini assassinati nel conflitto.

L’assedio serbo della città è durato 44 mesi, più di quello di Leningrago (ora San Pietroburgo) della seconda guerra mondiale. I 380mila abitanti rimasero nascosti nelle loro case senza elettricità, acqua o riscaldamento, mentre 330 missili devastavano la città ogni giorno. Nel 1995 venne raggiunto un accordo per il cessate il fuoco tra le fazioni, che rimasero tuttavia divise in due mini-stati, uno serbo (Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina), l’altro condiviso da bosniaci e croati (Federazione di Bosnia ed Erzegovina). Soltanto il 29 febbraio del 1996 il governo bosniaco dichiarò la fine dell’assedio. Ancora oggi la Bosnia ha tre presidenti che si alternano a rotazione alla guida del Paese e ogni mini-Stato ha la sua presidenza (cinque in totale). Ci sono complessivamente 13 primi ministri, oltre 130 ministri, più di 760 parlamentari e 148 comuni.

Durante i 44 mesi di bombardamenti si è consumata una delle peggiori stragi della storia, il massacro di Srebrenica del luglio 1995, in cui persero la vita migliaia di bosniaci musulmani. Vent’anni dopo, la situazione in Bosnia è ancora critica. L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) ha riferito che i senza casa nella regione sono ancora 74mila, la cui sistemazione rimane una delle cinque priorità dell’agenzia.

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