Baghdad (Iraq), 28 mar. (LaPresse/AP) – I Paesi della Lega araba sono divisi sulle azioni da prendere per risolvere la situazione in Siria. Gli unici punti concordati finora dai ministri degli Esteri dei 22 Paesi riuniti a Baghdad sono l’imperativo di fermare le azioni di Damasco contro i civili e permettere ai gruppi umanitari di entrare nel Paese. Queste sono le richieste che ministri presenteranno ai loro capi di Stato, che s’incontreranno domani nella capitale irachena. La bozza delle raccomandazioni dei ministri, ottenuta da Associated Press, ribadisce in sostanza le proposte precedenti per porre fine al conflitto in cui, secondo le Nazioni unite, sono morte 9mila persone.
Alcuni Paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita e Qatar, fanno tuttavia pressioni in privato affinché vengano prese in considerazioni soluzioni più decise, non necessariamente pacifiche. Tra le opzioni, la possibilità di armare i ribelli siriani e di creare un’area sicura per l’opposizione lungo il confine turco-siriano, che possa servire sia da zona umanitaria sia da base per le forze anti-regime. Chi sostiene questo approccio spera di arrivare a una caduta di Assad e alla conseguente rottura dei rapporti tra Siria e Iran, per creare una frattura nella zona di influenza iraniana, che attraversa Iraq e Siria e arriva al Mediterraneo.
Il ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari ha invece ribadito la contrarietà del suo governo a un intervento delle forze straniere in Siria, nonostante sostenga con vigore il desiderio di libertà del popolo siriano.
Il portavoce del ministero degli Esteri siriano Jihad Makdessi ha comunque fatto sapere che Damasco “non accetterà alcuna iniziativa” che potrebbe venir fuori dal vertice della Lega araba, con cui la Siria rifiuta di lavorare dopo essere stata sospesa dal gruppo a causa della sanguinosa repressione contro i manifestanti che chiedono la cacciata del presidente Bashar Assad.
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