Teheran (Iran), 2 mar. (LaPresse/AP) – Si sono aperte questa mattina le urne in Iran per le elezioni Parlamentari. Si tratta del primo voto di così grande portata dalla rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad nel giugno 2009. A raccogliere le schede per la selezione di 290 membri del Parlamento sono quasi 47mila seggi sparsi in tutto il Paese. Gli aventi diritto oltre 48 milioni. In assenza di grandi partiti riformisti, il voto è visto come una battaglia per il potere tra fazioni conservatrici, quella che sostiene il leader supremo ayatollah Ali Khamenei e quella che supporta Ahmadinejad, e potrebbero aprire la strada proprio al successore di quest’ultimo che dovrà essere scelto nel 2013.
I due principali gruppi conservatori, che una volta erano uniti, si sono scontrati uno contro l’altro dopo aver schiacciato i partiti riformisti nei disordini scoppiati dopo la rielezione di Ahmadinejad. Come rampa di lancia per il futuro voto presidenziale, una sconfitta oggi dei sostenitori dell’attuale presidente potrebbe favorire uno dei fedeli di Khamenei e rappresentare una nuova minaccia agli sforzi occidentali di bloccare il programma di arricchimento dell’uranio. Alla vigilia del voto il leader supremo ha fatto appello alla popolazione affinché si recasse a votare in massa, per sconfiggere i nemici di Teheran. “Viste le controversie sull’Iran e per le continue minacce verbali – ha detto alla tv di Stato dopo aver votato nella capitale – più gente si reca alle urne, meglio è. Più alta sarà l’affluenza, meglio sarà per il futuro, il prestigio e la sicurezza del Paese. Il voto porta con sé anche un messaggio per i nostri amici e i nostri nemici”.
Una forte affluenza potrebbe rappresentare un importante risultato per la tecnocrazia al potere, mostrando un forte sostegno popolare anche a continuare il programma nucleare. L’Occidente è convinto che Teheran punti a costruire armi atomiche ma l’Iran nega, sostenendo che i propositi siano solo pacifici, per la produzione di energia. Il Parlamento iraniano detiene molti più poteri rispetto ad altri organismi eletti in Medioriente, tra cui fissare il bilancio e ricoprire un ruolo consultivo in materie come la sicurezza nazionale e gli affari esteri. Attualmente alla guida dell’assemblea c’è un ex negoziatore nucleare, Ali Larijani. Tuttavia, la Camera non ha alcuna capacità diretta di forzare le decisioni politiche su Khamenei o le potenti forze sotto il suo controllo, come la Guardia rivoluzionaria militare.
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