Giacarta (Indonesia), 13 feb. (LaPresse/AP) – Si è aperto a Giacarta, in Indonesia, il processo a Umar Patek, il militante accusato di aver costruito le bombe usate negli attacchi terroristici a Bali nel 2002, in cui hanno perso la vita 202 persone. Fuggito dal Paese dopo gli attacchi, l’uomo fu catturato a gennaio dell’anno scorso ad Abbottabad, la stessa città pakistana dove è stato poi ucciso Osama bin Laden. Altri tre organizzatori degli attacchi a Bali sono già stati condannati a morte e giustiziati. Patek, il cui vero nome è Hisyam Bin Alizein, è sospettato di appartenere al gruppo Jemaah Islamiyah e le autorità indonesiane stanno cercando di stabilire cosa facesse ad Abbottabad. Patek è inoltre accusato di aver avuto un ruolo in attacchi a chiese alla vigilia del Natale del 2000, in cui morirono 19 persone.

Arrivato oggi al tribunale di Giacarta, il militante 45enne ha sorriso ai fotografi, ma non ha risposto alle domande dei giornalisti. Se sarà giudicato colpevole, Patek rischia la pena di morte. “Il suo coinvolgimento negli attentati di Bali e negli altri attacchi non è stato tanto grande quanto descritto dalla procura”, ha affermato uno dei difensori di Patek, Ashluddin Hatjani, mentre secondo il procuratore Bambang Suharijadi l’uomo “è davvero pericoloso e ha causato la morte di molte persone”. La prossima udienza si terrà il 20 febbraio. Oggi al tribunale Patek ha stretto la mano a tutti i procuratori tranne Rini Hartati, l’unica donna che fa parte del team.

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