Il Cairo (Egitto), 5 gen. (LaPresse/AP) – Pena di morte. È questa la richiesta dell’accusa, al termine di tre giorni di requisitoria, per l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak. A pronunciarla in aula, al Cairo, è stato Mustafa Khater, uno dei cinque membri dell’accusa, che ha chiesto la stessa pena anche per l’ex capo della sicurezza del rais e per quattro ex comandanti della polizia. La pena di morte in Egitto è eseguita attraverso impiccagione. “La punizione – ha detto Khater – è la soluzione. Un giudice giusto deve emettere una sentenza di morte per questi imputati”. Le udienze, ha annunciato il giudice Ahmed Rifaat, riprenderanno lunedì, quando la corte ascolterà le dichiarazioni degli avvocati delle vittime per due giorni. Nello stesso processo sono imputati anche due figli dell’ex presidente, Gamal e Alaa, accusati di corruzione. Altri due ex comandanti della polizia sono accusati di grandi negligenze e rischiano il carcere.
Il processo, iniziato il 3 agosto scorso, ha visto l’ex presidente portato ripetutamente in aula in barella e il susseguirsi in tribunale di testimoni illustri, con il maresciallo Hussein Tantawi, attuale capo della giunta militare al governo. Mubarak, dopo quasi trent’anni al potere, è stato costretto alle dimissioni l’11 febbraio scorso, da 18 giorni di proteste in cui furono uccisi oltre 800 manifestanti.
Questa mattina, il procuratore capo Mustafa Suleiman ha definito Mubarak “politicalmente e legalmente” responsabile per le uccisioni di manifestanti. L’ex presidente, ha proseguito Suleiman, non ha fatto niente per fermare gli omicidi sebbene ne fosse al corrente grazie alle informazioni fornite dai suoi collaboratori, da agenti di sicurezza e dai media regionali. Mubarak, ha aggiunto, “non può sostenere, in quanto massimo ufficiale, di non aver saputo niente di quello che stava succedendo. È colpevole e deve sostenere la responsabilità legale e politica per quello che è successo”.
Secondo la procura, Mubarak disse agli investigatori di aver deciso di dimettersi dopo che i militari si erano rifiutati di intervenire per aiutare le forze di sicurezza “immediatemente e urgentemente” a contenere le proteste. “Sapeva benissimo – ha sottolineato ancora Suleiman – cosa stava succedendo ma non ha fatto nulla”. Secondo il procuratore, inoltre, il capo della sicurezza di Mubarak, Habib el-Adly, ha autorizzato l’uso di pallottole vere eseguendo gli ordini dell’ex presidente.
Ieri la procura aveva fatto riferimento anche all’uso da parte delle forze al governo di provocatori contro i dimostranti pacifici, nonché alla scarsa collaborazione delle autorità alle indagini. Il ministero dell’Interno e l’agenzia di intelligence, ha denunciato Suleiman, hanno ignorato le richieste della procura di dare informazioni sulle circostanze in cui sono avvenute le uccisioni: “Hanno deliberatamente cercato di ingannare la giustizia”.
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