Varsavia (Polonia), 22 dic. (LaPresse/AP) – Le autorità comuniste in Polonia fabbricarono negli anni ’80 documenti da cui risultava che Lech Walesa fosse un loro agente, per evitare che il fondatore di Solidarnosc ricevesse il premio Nobel per la Pace. Lo ha fatto sapere un procuratore dell’Istituto della memoria nazionale polacco, Zbigniew Kulikowski. I documenti, in cui la firma di Walesa è stata falsificata, furono inviati all’ambasciata della Norvegia a Varsavia e al comitato del premio Nobel. Negli scorsi anni l’ex presidente è stato più volte accusato di aver collaborato con i comunisti, ma la maggior parte dei polacchi considera queste voci come false. Walesa stesso ha dichiarato ieri che i documenti che lo incolpavano furono falsificati bene e ingannarono molte persone, aggiungendo che per fortuna ora la verità ha trionfato.

Walesa ricevette il premio Nobel nel 1983 in riconoscimento della sua lotta a favore della democrazia. Sua moglie Danuta e il figlio Bogdan andarono a Oslo a suo nome a ritirare il premio, perché Walesa temeva che i comunisti non gli avrebbero permesso di rientrare nel Paese una volta uscito dalla Polonia. Nel 1989 Walesa guidò Solidarnosc durante i cosiddetti colloqui della tavola rotonda con le autorità, che portarono al crollo del comunismo nel Paese. Fu presidente tra il 1990 e il 1995.

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