Dal nostro inviato a Parigi, Fabio De Ponte
Parigi (Francia), 1 set. (LaPresse) – Al centro della conferenza internazionale sulla Libia che si tiene oggi a Parigi c’è il tema dei fondi. Il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) ha bisogno di soldi per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, ripristinare i servizi essenziali, avviare una raccolta delle armi che ormai circolano in tutte le case e mettere in piedi un esercito regolare.
Obiettivo: impedire che il Paese scivoli nel caos prevenendo condizioni sul terreno che potrebbero dimostrarsi esplosive una volta che, superata la fase della guerra a Gheddafi, l’unità nazionale che caratterizza ora i ribelli lascerà il posto a differenze e contrapposizioni. Il Cnt vuole incanalare queste differenze in un dibattito politico che porti a elezioni ed evitare che si trasformino invece in lotta armata.
Il Cnt sostiene di aver bisogno di 5 miliardi di dollari. In teoria questo non rappresenta un problema, perchè la Libia dispone di molti fondi del regime in conti esteri. Il problema è questi fondi che sono stati congelati il 26 febbraio scorso e ora bisogna sloccarli il più rapidamente possibile. Ammontano a molti miliardi di dollari, anche se la cifra esatta non è chiara. Il Cnt stima che si tratti complessivamente di 165 miliardi di dollari, stime Onu invece si fermano a 53 miliardi. In ogni caso soldi ce ne sono. Il problema è sbloccarli subito, ma su questo non tutti Paesi la pensano allo stesso modo.
Il Comitato delle sanzioni delle Nazioni unite ha già approvato lo scongelamento dei primi 500 milioni di dollari. Gli Stati Uniti hanno spinto molto per sbloccare subito un altro miliardo. Alla proposta si è opposto in un primo momento il Sudafrica, che ha guidato l’iniziativa africana per una soluzione diplomatica, sostenendo che il Cnt non era ancora pienamente riconosciuto dalla comunità internazionale, ma poi lunedì aveva cambiato idea, dando il suo assenso all’operazione.
In attesa che i soldi si materializzino, il governo italiano ha annunciato un anticipo. Il premier Silvio Berlusconi, al termine dell’incontro con il primo ministro del Cnt Mahmoud Jibril a Milano giovedì scorso, aveva parlato di 350 milioni di euro. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha annunciato ieri che la cifra è salita a 500 milioni. Nel frattempo nell’Ue si sta lavorando alla rimozione delle misure restrittive su sei porti, per permettere al Cnt di far transitare le navi da subito e accelerare il processo di ricostruzione.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata