Orlando (Florida), 7 lug. (LaPresse/AP) – E’ uscita dal carcere Casey Anthony, il cui caso giudiziario ha tenuto gli Stati Uniti incollati alla tv per mesi. La 25enne è stata assolta dalle accuse di aver ucciso per darsi alla bella vita la figlia di 2 anni, ritrovata decomposta in un bosco mesi dopo la sua scomparsa. Prosciolta il 6 luglio dalle accuse per cui rischiava la pena di morte, il giorno seguente è invece stata condannata a quattro anni di detenzione per aver mentito agli investigatori. Tre li ha scontati in attesa di verdetto, il resto è stato cancellato da condoni e buona condotta. Rilasciata poco dopo la mezzanotte dalla prigione di Orlando, in Florida, ha trovato ad attenderla i giornalisti, ma anche centinaia di persone infuriate. Durante i mesi del processo c’è stato anche chi l’ha minacciata di morte.

Secondo i procuratori, Anthony ha soffocato la figlia Caylee con del nastro adesivo perché le impediva di stare con il fidanzato e uscire con gli amici. La difesa, invece, sosteneva che la bimba fosse annegata accidentalmente nella piscina di famiglia e che Casey, presa dal panico, ne avesse nascosto la morte a causa del trauma subito da bambina, quando il padre abusò di lei sessualmente. Denunciò la scomparsa della figlia soltanto un mese dopo e ne servirono sei, di mesi, per ritrovare il corpo in un bosco vicino alla casa dei nonni, ormai decomposto. Il medico legale non è stato in grado di ricostruire le circostanze della morte e le prove non sono state sufficienti, quindi Casey è stata assolta. La condanna è invece arrivata per aver mentito agli investigatori su diversi dettagli: non era vero che lavorasse al parco a tema Universal Studios al momento della scomparsa di Caylee, si era inventata di aver lasciato la figlia a una bambinaia inesistente di nome Zanny o agli amici e non aveva mai ricevuto una telefonata dalla bimba.

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