Uccisa il 7 agosto 1990, è uno dei casi italiani irrisolti di cronaca

Quello di Simonetta Cesaroni è uno dei casi irrisolti più noti del nostro Paese. Vent’anni, alta e bruna, Simonetta viene massacrata il 7 agosto 1990 nell’ufficio di via Poma, 2 a Roma in cui lavora part time. È estate e in pausa pranzo per le strade dell’elegante quartiere di Prati non c’è nessuno. Il portiere dello stabile, Pietrino Vanacore, pare non avere visto nulla. E anni dopo ha scelto di togliersi la vita. Per oltre 30 anni, nelle varie indagini, come spesso accade nei peggiori momenti della nostra storia, si mescolano sbadatezze, falsi indizi, interrogatori mancati, depistaggi veri e supposti, mancati riscontri, suicidi sospetti, testimonianze non verificate e menzogne. Nel corso degli anni, i principali sospettati, dopo dolorose trafile processuali, si sono rivelati innocenti. Altri invece sono scivolati tra le maglie della Giustizia senza mai essere nemmeno indagati.

A indicare una nuova pista, è stata la giornalista e scrittrice Raffaella Fanelli, che nel suo volume ‘Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?’, edito da Ponte alla Grazie e in libreria da oggi, mette a fuoco “tutta la verità possibile”. Fanelli, infatti, ha raccolto l’unica intervista rilasciata in vita da quello che oggi appare il “centro oscuro” del delitto, l’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno. Dopo il delitto, tutte le persone che verranno sentite dagli investigatori cercano di mettersi in contatto con lui.

Attorno al legale, mai lambito dalle indagini ufficiali, ruota una rete di relazioni pericolose. Non esiste, infatti, il delitto perfetto, ma solo indagini sbagliate: quali errori sono stati commessi? Da chi? E soprattutto, perché? Sono queste le domande a cui il libro ‘Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?’ cerca di dare risposte, facendo vacillare l’alibi di una delle persone coinvolte.

Abbastanza perché il ‘cold case’ più celebre e misterioso della storia d’Italia venisse riaperto e sulla morte di Simonetta Cesaroni fosse anche creata una commissione parlamentare d’inchiesta. Grazie a Fanelli – che ha scritto per numerose testate, tra le quali la Repubblica, Sette – Corriere della Sera, Panorama, Oggi, e altrettante trasmissioni televisive, da Quarto grado a Verissimo a Chi l’ha visto? – altri casi sono stati riaperti. Ha realizzato interviste a Salvatore Rina, Angelo Provenzano, Vincenzo Vinciguerra, Valerio Fioravanti. Nel 2018 pubblica La verità del Freddo (Chiarelettere). Nel 2019 una sua inchiesta giornalistica permette alla procura di Roma di riaprire le indagini sull’omicidio di Mino Pecorelli e, nel 2020, dà alle stampe, con Ponte alle Grazie, ‘La strage continua. La vera storia dell’omicidio di Mino Pecorelli’.  Nel 2022 pubblica OP, il podcast sulla morte del giornalista.

 

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